Si parla di Bitcoin  dal 2008 come innovativo strumento di scambio della ricchezza e ancora di più dal 2017 quando è arrivata a diventare la quinta moneta per valore al mondo, ma cosa sono? E come questi strumenti monetari tanto distanti dalle energie rinnovabili condizionano la produzione di energia elettrica?

Il Bitcoin viene definita come una moneta matematica. In se lo stesso nome si riferisce sia alla moneta sia al software open source progettato per implementare il protocollo di comunicazione e la rete peer-to-peer che ne consentirebbero uno scambio privo di intermediazione di enti centrali, grazie ad un database distribuito tra i nodi della rete che terrebbero traccia di tutte le transizioni. Il tutto avverrebbe mediante il mining, l’attività svolta dai miners per convalidare le transizioni in criptovalute.

Il valore del singolo Bitcoin è legato a due codici, uno che appartiene solo al proprietario ed uno pubblico rappresentato dall’indirizzo, con cui lo si riceve. Da ciò si capisce il perché non ci siano intermediazioni di banche o enti centrali, perché vengono “coniate” da un algoritmo. Il sopravvento dei Bitcoin è stato possibile poiché da molto tempo la produzione di moneta usata come controvalore per l’acquisto di beni e servizi non è più vincolata alle riserve auree, segue invece una flessibilità data dal numero di soggetti che ne fanno uso. Si arriverebbe a scambiare ogni sorta di oggetto, dato o informazione come pagamento. Si ritornerebbe quindi ad una logica del baratto.

Con quanto appena detto si arriverebbe a creare un flusso di informazioni continuo e inarrestabile alla cui base si richiederebbe energia costante e continua da parte dei sistemi hardware adibiti al sostegno del flusso di Bitcoin.

Ma quanto consumano i Bitcoin? I processi di generazione dei Bitcoin consumano energia elettrica perché l’elaborazione da parte di un computer consuma energia elettrica. Ma quanta? È stato stimato che un consumo relativo alla singola transizione di Bitcoin, equivarrebbe ad un consumo di energia di un’intera abitazione per un mese. E tale consumo è solo in crescita. Secondo lo specialist di PwC Ales de Vries, entro un anno il consumo energetico per sostenere l’infrastruttura alla base del solo network di bitcoin supererà il consumo energetico di tutta l’Austria. Ma non esistono solo le Bitcoin come criptovalute, e questo farebbe aumentare ulteriormente le preoccupazioni su quanto descritto.Come le energie rinnovabili possono aiutare a far diminuire tali consumi?A questo ci ha pensato la BIO Investments S.r.l., la startup, nata nel 2017, che punta a creare soluzioni che ottimizzino la catena del valore nella creazione delle criptovalute. Tra le soluzioni sono state pensate delle Mining Farm collocate in prossimità di siti in cui sono presenti sistemi di produzione a energia rinnovabile quali, fotovoltaici, idroelettrici o eolici, permettendo di ridurre al minimo i costi dell’energia richiesta per le transizioni.

Per fare ciò la startup ha deciso di ricorrere all’equity crowdfunding in Italia, attraverso il portale di equity crowdfunding WeAreStarting. Tale iniziativa mira a raccogliere 150 mila euro e sarà finanziabile per un tempo limitato. Chi decidesse di aderire diventerà finanziatore e socio della startup innovativa per una quota complessiva del 4,76%. Inoltre beneficerà dell’incentivo fiscale del 30% sul capitale investito.