Importante passo con la ratifica dell’Onu ma ora serve l’approvazione degli Stati firmatari e delle legislazioni nazionali. L’appello di Marevivo: “L’Italia dia l’esempio e sia la prima”

Importante passo con la ratifica dell'Onu del Trattato dell'Alto Mare ma serve l'approvazione degli Stati firmatari e leggi nazionali. Marevivo: "L'Italia sia la prima"

Con la ratifica dell’Onu che ha messo il definitivo sigillo sul trattato per proteggere l’alto mare e preservare la biodiversità marina nelle acque internazionali, si compie un fondamentale passo nel cammino di tutela e salvaguardia ambientale.

Finalmente, dopo 20 anni di negoziati, si è giunti lo scorso marzo, all’approvazione del “Trattato sulla biodiversità al di là delle giurisdizioni nazionali”. Gli oltre 100 Paesi firmatari hanno sottoscritto un quadro normativo per la conservazione dell’ambiente marino e per frenare le attività dannose nelle acque internazionali pari a due terzi degli oceani.

Ovvero quelle acque che si trovano oltre le 200 miglia nautiche dalle coste (370 chilometri) e che non ricadono in nessuna giurisdizione nazionale.

Cosa prevede il trattato ratificato dall’Onu

Importante passo con la ratifica dell'Onu del Trattato dell'Alto Mare ma serve l'approvazione degli Stati firmatari e leggi nazionali. Marevivo: "L'Italia sia la prima"

Il trattato stabilirà un quadro giuridico per estendere le aree di protezione ambientale alle acque internazionali, che costituiscono oltre il 60% degli oceani del mondo e quasi il 50% della superficie dell’intero Pianeta. La regolamentazione sarà sottoposta al controllo della superficie marina di 240 milioni di chilometri quadrati.

Questo accordo (che fa seguito alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare), rafforza in modo significativo il quadro giuridico per la conservazione e l’uso sostenibile della biodiversità marina in oltre due terzi dell’oceano. “Il trattato – spiegano le Nazioni Unite – fornisce un quadro essenziale per la cooperazione intersettoriale tra gli Stati e altre parti interessate per promuovere lo sviluppo sostenibile dell’oceano e delle sue risorse, e per affrontare le molteplici pressioni che deve affrontare“.

Obiettivi del Trattato dell’Alto mare

Uno degli obiettivi più ambiziosi del Trattato per la protezione dell’Alto Mare, è tutelare il 30% degli oceani entro il 2030, attraverso la creazione di una rete di Aree Marine Protette. Attualmente, solo l’1,2% degli oceani è sotto protezione totale.

Il secondo punto centrale del trattato è regolamentare lo sfruttamento delle risorse. L’avanzare della tecnologia e delle strumentazioni innovative hanno infatti reso l’Alto Mare sempre più accessibile e, di conseguenza, hanno reso più facili le attività estrattive di minerali o di risorse alimentari (pesca e prelievo di piante e alghe soprattutto per l’industria farmacologica).

Per essere operativo, il Trattato va ratificato da almeno 60 nazioni (oltre l’Onu)

La sua tempestiva attuazione contribuirà in modo cruciale al raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi relativi agli oceani dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e del quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal. Però, affinché diventi operativo, deve essere ratificato da almeno 60 nazioni: solo così potrà entrare in vigore e diventare uno strumento giuridicamente vincolante.

Il Trattato è un passo fondamentale e l’Italia, vista la sua posizione nel Mediterraneo, dovrebbe dare l’esempio per prima con azioni concrete

Marevivo

L’appello di Marevivo e le azioni di Governo da avviare

A questo proposito, la presidente di Marevivo Rosalba Giugni, ha lanciato un appello al Governo“Il Trattato è un passo fondamentale e l’Italia, vista la sua posizione nel Mediterraneo, dovrebbe dare l’esempio per prima con azioni concrete. Intanto, serve l’immediata approvazione dei decreti attuativi della legge Salvamare, che non riguarda direttamente il Trattato, poiché si parla di acque nazionali, ma contribuirebbe in maniera determinate alla salute dell’ambiente marino in generale”.

“La creazione del ministero del Mare da parte di questo Governo – ha aggiunto la Giugni – ci ha fatto ben sperare, perché per passare all’azione serve un lavoro di coordinamento tra diversi ministeri che, per quanto riguarda l’ambiente marino, è proprio in capo al dicastero di Musumeci. Il Mediterraneo è una zona fondamentale di protezione ecologica e come Italia, visto la nostra posizione geografica, possiamo fare da raccordo tra le nazioni che vi si affacciano“.

Importante passo con la ratifica dell'Onu del Trattato dell'Alto Mare ma serve l'approvazione degli Stati firmatari e leggi nazionali. Marevivo: "L'Italia sia la prima"

Marevivo indica due azioni che il Governo potrebbe avviare subito: “Bisogna partire immediatamente con l’aumento delle aree marine protette, che al momento rappresentano per l’Italia il 13,4%, con solo lo 0,01% realmente salvaguardato. È chiaro che il 30% previsto per l’obiettivo del 2030 è molto lontano. Inoltre – ha concluso la Giugni – oltre ad aumentare la superficie bisogna mutare la dicitura “aree marine protette” in “parchi marini”, cosa che servirebbe a dare loro uno status equivalente ai parchi terrestri. Non è cosa da poco, perché al momento è come se fossero di serie B, con meno finanziamenti e poteri limitati dei loro direttori“.

I punti chiave del Trattato

  • la tutela del 30% degli oceani;
  • la condivisione delle risorse genetiche marine;
  • criteri più stringenti per lo svolgimento di ogni attività umana in questi ecosistemi;
  • l’istituzione di una conferenza delle parti ad hoc, che si riunirà regolarmente per verificare l’attuazione del trattato da parte degli Stati aderenti;
  • la produzione di valutazioni ambientali più complete prima di procedere con attività antropiche capaci di interferire con gli ecosistemi marini

Leggi l’articolo Nuova vita alla “Legge Salvamare”

Approfondimento sullo storico accordo per la protezione dell’Alto Mare, siglato a marzo scorso