Il Trattato è un passo fondamentale e l’Italia, vista la sua posizione nel Mediterraneo, dovrebbe dare l’esempio per prima con azioni concrete

Marevivo

L’appello di Marevivo e le azioni di Governo da avviare

A questo proposito, la presidente di Marevivo Rosalba Giugni, ha lanciato un appello al Governo“Il Trattato è un passo fondamentale e l’Italia, vista la sua posizione nel Mediterraneo, dovrebbe dare l’esempio per prima con azioni concrete. Intanto, serve l’immediata approvazione dei decreti attuativi della legge Salvamare, che non riguarda direttamente il Trattato, poiché si parla di acque nazionali, ma contribuirebbe in maniera determinate alla salute dell’ambiente marino in generale”.

“La creazione del ministero del Mare da parte di questo Governo – ha aggiunto la Giugni – ci ha fatto ben sperare, perché per passare all’azione serve un lavoro di coordinamento tra diversi ministeri che, per quanto riguarda l’ambiente marino, è proprio in capo al dicastero di Musumeci. Il Mediterraneo è una zona fondamentale di protezione ecologica e come Italia, visto la nostra posizione geografica, possiamo fare da raccordo tra le nazioni che vi si affacciano“.

Importante passo con la ratifica dell'Onu del Trattato dell'Alto Mare ma serve l'approvazione degli Stati firmatari e leggi nazionali. Marevivo: "L'Italia sia la prima"

Marevivo indica due azioni che il Governo potrebbe avviare subito: “Bisogna partire immediatamente con l’aumento delle aree marine protette, che al momento rappresentano per l’Italia il 13,4%, con solo lo 0,01% realmente salvaguardato. È chiaro che il 30% previsto per l’obiettivo del 2030 è molto lontano. Inoltre – ha concluso la Giugni – oltre ad aumentare la superficie bisogna mutare la dicitura “aree marine protette” in “parchi marini”, cosa che servirebbe a dare loro uno status equivalente ai parchi terrestri. Non è cosa da poco, perché al momento è come se fossero di serie B, con meno finanziamenti e poteri limitati dei loro direttori“.

I punti chiave del Trattato

  • la tutela del 30% degli oceani;
  • la condivisione delle risorse genetiche marine;
  • criteri più stringenti per lo svolgimento di ogni attività umana in questi ecosistemi;
  • l’istituzione di una conferenza delle parti ad hoc, che si riunirà regolarmente per verificare l’attuazione del trattato da parte degli Stati aderenti;
  • la produzione di valutazioni ambientali più complete prima di procedere con attività antropiche capaci di interferire con gli ecosistemi marini

Leggi l’articolo Nuova vita alla “Legge Salvamare”

Approfondimento sullo storico accordo per la protezione dell’Alto Mare, siglato a marzo scorso