La riconversione dei tre ospedali etnei dismessi deve passare da idee innovative e da un’architettura di qualità: ecco come

Edilizia sanitaria: il futuro delle strutture ospedaliere catanesi, in fase di dismissione, sembrerebbe già tracciato. Il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci ha infatti annunciato tutte le novità riguardanti i tre principali nosocomi oggetto di nuova destinazione e riqualificazione urbana: il Santa Marta – ha detto il Governatore – verrà demolito per recuperare l’opera architettonica settecentesca del Vaccarini e per trasformarsi in “Museo della Medicina”; stessa destinazione toccherà al Vittorio Emanuele che dovrebbe diventare un “grande polo museale e della cultura”; invece il Santo Bambino, altro immobile nel cuore dell’Antico Corso, dovrebbe essere destinato alle forze di polizia. A questi si dovrebbero poi aggiungere anche il plesso dell’Ascoli-Tomaselli e del Ferrarotto. Una rivoluzione che, prima di essere avviata, vede al centro una richiesta da parte degli Architetti del capoluogo etneo, da sempre convinti che il ruolo dei progettisti possa davvero fare la differenza nella fase di “recupero e valorizzazione di un bene architettonico”.

“Il nostro appello è direttamente rivolto al presidente Musumeci in questa delicata fase preliminare – commenta il presidente dell’Ordine etneo Alessandro Amaro – affinché non si debba correre ai ripari successivamente, con l’obiettivo di intervenire positivamente sulle scelte che impatteranno, e non poco, sul centro storico della città. Per questo chiediamo fermamente l’utilizzo dei Concorsi di progettazione, che in molte altre città italiane come Milano, Genova e Bologna, rappresentano davvero lo strumento innovativo per trasferire creatività, professionalità, ma anche trasparenza e legalità in processi urbanistici di tale importanza”. 

Amaro fa riferimento ad opere di rilevanza strategica come il Palazzo delle Poste – in corso di redazione – ai progetti di paesaggio urbano come la Fontana del Tondo Gioeni o alla riconversione di spazi pubblici e piazze (progettate all’interno delle stesse Amministrazioni) che spesso non hanno trovato riscontro positivo nella cittadinanza, diventando “occasioni mancate”. “Ci rendiamo disponibili per un confronto, per creare sinergie d’intenti così com’è avvenuto col Comune di Catania e col sindaco Salvo Pogliese, con cui abbiamo velocemente concluso il concorso per il Waterfront, mettendo sul tavolo tantissime iniziative di valore – continua Amaro – mettiamo a disposizione degli Enti tutti gli strumenti necessari per seguire l’iter dei Concorsi: dalla piattaforma informatica che il Consiglio Nazionale mette gratuitamente a disposizione delle stazioni appaltanti che intendono bandire concorsi di progettazione in due fasi (con tempi certi e procedure di 180 giorni, collaudate con progetti già realizzati), alle nostre risorse professionali per tutte quelle attività finalizzate a restituire centralità al progetto di architettura nei processi di trasformazione del territorio. Inoltre, proprio la Regione ha recentemente approvato il “decreto sui bandi-tipo per l’affidamento di servizi”, pertanto c’è già il modello normativo di riferimento: adesso dobbiamo solo utilizzarlo per grandi opere che cambieranno il volto della città”. 

“Il nostro Ordine, con il workshop “Aretè | Abitare lo spazio urbano”, già diversi anni fa si è occupato delle aree dove insistono le strutture ospedaliere in questione – conclude Amaro – ascoltando anche esigenze e bisogni dei residenti, che di certo rappresentano un punto di partenza importante su cui innestare scelte e idee. Caro presidente Musumeci, siamo certi che attraverso i progetti di qualità e grazie ai Concorsi di progettazione, la nostra città diventerà sicuramente “bellissima”. La speranza è che le nostre parole non restino inascoltate”.