Pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto legislativo n.101 del 31 luglio 2020 che costituisce il nuovo testo sulla radioprotezione in Italia. A distanza di 6 anni e mezzo dalla direttiva 2013/59/Euratom, l’Italia si dota di un provvedimento di recepimento che costituisce lo strumento normativo per l’atteso riordino della materia.

«Esprimo la mia piena soddisfazione per il risultato conseguito – spiega il ministro dell’Ambiente Sergio Costa – che pone l’Italia all’avanguardia nella tutela ambientale e nella salute dei cittadini rispetto al potenziale rischio da radiazioni. Si conclude così un lungo percorso, iniziato nell’aprile 2014, che ho voluto fortemente portare a compimento. Un traguardo importante per la radioprotezione in Italia, che si adegua finalmente alla normativa europea, frutto di un lavoro sinergico tra più Amministrazioni statali, tutte impegnate per la realizzazione di un obiettivo comune e nobile: la tutela della salute del cittadino e degli operatori non disgiunta dalla massima salvaguardia ambientale».

Il provvedimento, infatti, rappresenta il risultato della collaborazione sinergica tra le numerose Amministrazioni proponenti, quelle concertanti, l’ISIN e l’Istituto Superiore di Sanità, e vede nel ministero dell’Ambiente uno dei principali attori grazie all’assiduo impegno di qualificatissimo personale dapprima in forza alla ex Direzione generale per i rifiuti poi, in virtù della recente  riorganizzazione del Dicastero, assegnato alla Direzione generale per la crescita sostenibile e la qualità dello sviluppo; il tutto sotto il coordinamento dell’Ufficio legislativo che oltre a supportare gli uffici tecnici, ha costantemente interloquito con le altre Amministrazioni coinvolte e, soprattutto, con il legislativo degli Affari europei e il DAGL.

«Nello spirito della direttiva recepita – aggiunge il ministro –, la contaminazione dell’ambiente riveste ora primaria importanza, non è più solo una via di esposizione della popolazione interessata dagli scarichi ma è riconosciuta quale minaccia per la salute umana. Un sistema di radioprotezione efficace deve prevedere e garantire la protezione completa. Si tiene conto non solo del trasferimento di radionuclidi dall’ambiente all’uomo, dando per scontato che gli standard di controllo ambientale richiesti per proteggere la popolazione assicurino che le altre specie non siano messe a rischio, ma si individua una protezione a più ampio spettro che salvaguardi la diversità biologica, assicuri la conservazione delle specie, e protegga la salute e lo stato naturale di habitat, comunità ed ecosistemi».

Molte le novità a carattere ambientale presenti nella norma: 

– Radon, un gas nobile, naturalmente radioattivo che viene compiutamente posto sotto vigilanza sia nei luoghi di lavoro che nelle abitazioni. Il radon è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo. Nei prossimi 12 mesi verrà redatto e approvato il Piano nazionale d’azione per il radon nel quale verranno individuati una serie di elementi, che condurranno a dettagliare strategie e interventi negli ambienti di vita. 

– Materiali radioattivi di origine naturale (NORM), le aziende che utilizzano o che concentrano questi materiali sono normate in maniera dettagliata. Il flusso dei materiali dall’ingresso nell’azienda o dalla loro produzione, al loro allontanamento dal sito, al loro riciclo, riutilizzo o gestione come rifiuti. Speciali discariche con specifici iter autorizzativi sono state previste. 

– Autorizzazioni all’impiego di sorgenti di radiazioni ionizzanti, il testo prevede espressamente una analisi del sito proposto per l’installazione che tenga conto delle sue caratteristiche geologiche, idrologiche, demografiche, meteoclimatiche, ambientali. I siti verranno verificati da ogni punto di vista al fine di valutare la loro idoneità a ospitare l’impianto. 

– Allontanamenti, ogni materiale, solido liquido e gassoso, che esce dal sistema regolamentare della radioprotezione dovrà avere una sua autorizzazione al conferimento, al riciclo o al riutilizzo. 

– Controllo della radioattività ambientale, la struttura della vecchia disposizione è stata ritenuta valida anche in virtù delle numerose visite ispettive svolte dagli esperti della Commissione che hanno certificato la rete di sorveglianza della radioattività ambientale e la rete di sorveglianza locale degli impianti nucleari sono idonee secondo gli standard europei richiesti.