La sentenza della Corte di Giustizia sul superamento dei limiti di PM10 non ci coglie di sorpresa, visti i dati su cui è basata e che sono incontrovertibili alla prova dei fatti. Dati che, benché si fermino al 2017, indicano un problema che purtroppo non è ancora risolto. Fin dal mio insediamento, nel 2018, ho messo in campo tutti gli strumenti possibili, in accordo con le Regioni, per affrontare il tema della qualità dell’aria. Sottolineo infatti che ogni anno sono almeno 80 mila le vittime dovute a questa problematica che investe soprattutto il Bacino Padano, ma non soltanto. Credo che questa pronuncia debba essere uno stimolo per tutto il Governo a far di più e meglio rispetto a quanto già abbiamo messo in campo, considerando che la stessa Corte nella sentenza riconosce la bontà delle azioni intraprese dal 2018, per garantire nel più breve tempo possibile un ambiente più salubre a tutti i cittadini.”

Così il Ministro dell’ambiente, Sergio Costa, ha commentato la sentenza del giudice europeo, su un tema, quello della qualità dell’aria, su cui l’Unione europea ha manifestato una grande attenzione negli ultimi anni contestando più volte a quasi tutti gli Stati membri il disallineamento rispetto ai parametri unionali.

Rispetto alla qualità dell’aria l’Italia vede al momento tre procedure di infrazione aperte: oltre quella relativa al superamento dei livelli di polveri sottili PM10, sono infatti da contare le due ulteriori relative al superamento dei livelli di ossidi di azoto, oggetto di ricorso presso la Corte di Giustizia UE, e polveri ultrasottili PM2,5, aperta la scorsa settimana.

Il Ministero dell’ambiente e il Governo negli ultimi due anni, hanno messo in campo diverse iniziative volte a ristabilire livelli di qualità dell’aria entro i limiti posti dalle direttive europee. Nel giugno 2018 si è tenuto a Torino il Clean Air Dialogue con la Commissione europea, ad esito del quale è stato istituito un Gruppo di lavoro presso la Presidenza del Consiglio per affrontare complessivamente il tema coinvolgendo trasversalmente tutte le Amministrazioni centrali e i rappresentanti delle Amministrazioni territoriali. Nel frattempo il ministero dell’Ambiente ha sottoscritto accordi con Lazio, Umbria, Toscana e Sicilia, ed è alla firma quello con la Campania, proprio per affrontare con strumenti operativi e fondi la tematica che investe specifiche aree di queste regioni.

Il decreto legge Clima dello scorso novembre ha poi individuato una serie di misure ad hoc e iniziative per promuovere stili di vita più sostenibili, come l’acquisto di scuola bus green, 20 milioni in due anni, o la riforestazione urbana, finanziata con 30 milioni, e il buono mobilità per incentivare una mobilità elettrica e sostenibile nelle grandi città, stanziando a tal fine i proventi delle cosiddette “aste verdi” del Ministero dell’Ambiente.

Sempre il Ministero dell’Ambiente, sulla base di specifici accordi di programma con le Regioni più colpite dalla problematica – tra cui il Bacino Padano, Lazio, Umbria, Sicilia e Toscana -, ha programmato lo stanziamento di un fondo pluriennale per complessivi 800 milioni di euro a partire dal 2020 al 2034 e di 40 milioni l’anno dal 2035 per l’abbattimento delle emissioni di polveri sottili e ossidi di azoto, come previsto dal decreto legge “Agosto”. 

In ultimo, una componente del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza conterrà misure con l’obiettivo di ripristinare livelli adeguati di qualità dell’aria in tutta la Penisola. «Stiamo agendo a tutti i livelli, sempre insieme alle Regioni, che sono gli attori protagonisti del cambiamento. E non solo perché lo impone l’Europa, ma perché la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini è la nostra priorità», conclude il ministro.