La bozza di decreto realizzata dal Ministero della Transizione ecologica, che annuncia una diminuzione dei fondi e degli obiettivi di efficienza energetica previsti dal meccanismo dei Certificati Bianchi ha destato molte preoccupazioni tra i vari stakeholder che stanno da giorni sottolineando tutte le problematiche relative al documento.

L’attuale bozza rappresenta una criticità per due motivi. Il primo è legato alle sfide che attendono nei prossimi anni l’industria, chiamata a un drastico taglio delle emissioni dall’Emission Trading Scheme (o da costi crescenti per l’acquisto delle relative quote), a una non semplice ripresa dalla crisi causata dal Covid-19 e alla necessità di rinnovare processi e filiere per rimanere competitiva sui mercati globali. Sfide che richiedono un supporto forte che il meccanismo dei certificati bianchi potrebbe offrire senza le problematiche sugli aiuti di stato che altre misure porterebbero con sé. Al contrario, il mercato complessivo dei certificati bianchi, delineato dalla bozza di DM, rischia di ridursi drasticamente da un volume di circa due miliardi a valori dell’ordine di 500 milioni di euro, con un impatto significativo sulla filiera industriale nazionale“, afferma Livio de Santoli, presidente del Coordinamento FREE.

Si tratta di un declino che è già stato messo nero su bianco dal Rapporto 2020 del GSE sui Certificati Bianchi e che ha confermato questa crisi che dura da anni. Ed è stato il GSE stesso ad auspicare che siano messe a punto una serie di azioni correttive già dal Decreto 14 luglio 2020, in attuazione della direttiva (UE) 2018/2002 sull’efficienza energetica, che introduce la possibilità di modifiche, aggiornamenti e semplificazioni, ampliando la platea dei beneficiari dell’incentivo. Il Decreto infatti offre la possibilità di prevedere “misure per l’incremento dei progetti presentati, ivi incluso l’incremento delle tipologie di progetti ammissibili, misure volte a favorire la semplificazione sia dell’accesso diretto da parte dei beneficiari agli incentivi concessi che delle procedure di valutazione, o per tener conto di nuovi strumenti concorrenti nel frattempo introdotti”. Poco o niente di tutto ciò emerge dalla bozza di aggiornamento fatta circolare in questi giorni.

Consapevoli dell’urgenza di prevedere l’entrata in vigore del nuovo provvedimento entro la fine dell’anno d’obbligo 2020 per garantire il prosieguo del meccanismo dal 2021, con l’intento di sfruttare al meglio questa opportunità e rispondere adeguatamente alle esigenze del mercato, in relazione alla possibilità di modifica del meccanismo – prosegue De Santoli – il Coordinamento FREE è pronto a presentare le sue proposte, corrispondenti a modifiche operative del Decreto ministeriale 11 gennaio 2017 e successiva modificazione“.