Con le attuali tempistiche di autorizzazione per gli impianti rinnovabili in Italia, ben il 46% dei progetti di produzione di energia pulita viene abbandonato in corso d’opera: così, il nostro Paese mancherà il target di decarbonizzazione al 2030, rischiando di perdere ricadute positive per 100 miliardi. Lo rivela lo studio “Il disegno del sistema autorizzativo per decarbonizzare e rilanciare gli investimenti” di Elettricità Futura, la principale associazione delle imprese elettriche italiane, realizzato in collaborazione con Althesys. La nuova direttiva europea Rinnovabili, che dovrà essere recepita entro giugno 2021, stabilisce un limite di due anni per le procedure degli impianti rinnovabili.

Lo studio intende fornire alcune linee guida per disegnare una filiera del permitting e un sistema di governance che consentano di effettuare in tempi adeguati e certi gli investimenti necessari alla transizione energetica prevista dagli obiettivi indicati dall’UE. Secondo l’indagine diffusa oggi dall’associazione confindustriale, il ritardo medio nel nostro Paese raggiunge invece quasi 6 anni, che si vanno ad aggiungere ai 2 anni previsti dalla legge, per un totale appunto di 8 anni. Le imprese italiane sostengono inoltre i costi più alti d’Europa per ottenere l’autorizzazione di un impianto rinnovabile.

Elettricità Futura sottolinea che il mancato raggiungimento degli obiettivi del Green Deal avrebbe impatti molto negativi sul sistema energetico ed economico italiano, in termini di competitività delle imprese, qualità della vita, oneri per i consumatori, oltre che sull’ambiente e sulla salute. A rischio ci sono circa 100 miliardi di euro al 2030, dati dall’insieme di ricadute dirette degli investimenti in Italia, dagli effetti netti sul sistema economico e dalla riduzione delle emissioni.

La mancanza di un unico organismo competente e centralizzato che gestisca interamente il procedimento, al posto dell’attuale molteplicità di soggetti, porta a un sistema farraginoso, complesso e stratificato, nel quale mancano un adeguato coordinamento delle attività e un’unicità di indirizzo. La conseguenza è che ben il 46% dei progetti presentati non viene realizzato.

Un sistema amministrativo più efficiente permetterà di avviare nuovi investimenti, ridurre le emissioni di CO2, creare nuovi posti di lavoro e tutelare il nostro Paese dall’emergenza climatica”, dichiara Agostino Re Rebaudengo, Presidente di Elettricità Futura. “Il DL Semplificazioni in fase di conversione in queste settimane – aggiunge Re Rebaudengo – rappresenta il primo passo per raggiungere gli obiettivi del Green Deal entro il 2030, tenendo a mente che la tutela ambientale non è in contrapposizione a quella paesaggistica e culturale”.

Lo studio – sottolinea l’economista Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – evidenzia che va ripensato l’intero sistema di governance, garantendo il coordinamento tra i diversi enti e l’uniformità dei procedimenti regionali, anche con un organismo centrale per attuare il PNIEC. Serve poi un potenziamento del burden sharing, definendo quali siano le aree non idonee per la costruzione degli impianti. Infine, va aumentato il consenso verso le rinnovabili, coinvolgendo le comunità locali.”