L’Italia si conferma eccellenza nel riciclo dei rifiuti speciali a livello europeo. Ma se ne producono ancora troppi rispetto agli altri Paesi, e le criticità dovute alla mancanza di un adeguato sistema impiantistico limitano le potenzialità di sviluppo “circolare”.
Sono queste le principali evidenze che emergono dal dossier “I rifiuti prodotti dalle attività economiche”, realizzato dal Laboratorio REF Ricerche per FISE Assoambiente.

I rifiuti prodotti dalle attività economiche in Italia sono pari a circa 82 milioni di tonnellate. In Europa l’Italia ha la leadership assoluta nella percentuale di recupero di materia che sfiora l’80% (79,3%). Il 50% dei rifiuti speciali proviene da precedenti trattamenti di acque reflue e rifiuti e il 30% dal manifatturiero. La metà dei rifiuti speciali provenienti da trattamento dei rifiuti finisce ancora in discarica. Resta residuale il recupero energetico.

In Italia la produzione dei rifiuti da attività economiche negli ultimi anni è cresciuta più del PIL. Nell’intervallo temporale 2010-2018 il PIL italiano è cresciuto del 10%, mentre questi rifiuti sono aumentati del 23%. L’esatto contrario di quanto registrato in altri Paesi europei come Germania e Francia, in cui nello stesso periodo lo sviluppo del Pil (rispettivamente +31% e +18%) è stato di gran lunga superiore all’aumento dei rifiuti da attività economiche (rispettivamente +14% e +5%). Nel nostro Paese per ogni 1.000 euro di PIL si producono 47 kg di rifiuti, contro i 42 della Spagna, i 35 della Germania e i 33 della Francia.

Continua a crescere la voce degli stoccaggi (18 mln di tonnellate) complice la carenza impiantistica del nostro Paese.
Resta stabile il numero degli impianti presenti in Italia, vicino agli 11.000, a testimonianza di un settore parcellizzato e diffuso sul territorio.