Gli scienziati del clima delle nazioni Unite lanciano l’ultimo warning: ora o mai più. Per evitare il peggio provocato dal riscaldamento globale, al massimo nei prossimi tre anni le emissioni di gas serra devono raggiungere il picco e poi calare del 43% entro il 2030. Il prossimo decennio è cruciale ma “non siamo sulla buona strada” per contenere la febbre della Terra a +1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale (1850). Senza un rafforzamento delle politiche adottate entro la fine del 2020, le emissioni di Co2 aumenteranno anche dopo il 2025 e si stima il riscaldamento medio a 3,2 gradi entro il 2100. Lo conferma il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres denunciando le bugie di «alcuni governi e leader economici» nella lotta al cambiamento climatico perché «dicono una cosa e ne fanno un’altra» e il risultato «sarà catastrofico». Per Guterres il nuovo rapporto dell’Ipcc (Intergovernmentale Panel on Climate Change) è un «archivio della vergogna» che ci mette sulla strada di un mondo invivibile. 

Mitigare:

Gli esperti dell’Ipcc (panel intergovernativo sui cambiamenti climatici) hanno reso noto il terzo ed ultimo volume – sulla “Mitigazione”, con le soluzioni per limitare il riscaldamento a 1,5 gradi – del 6/o Rapporto di valutazione, le cui conclusioni arriveranno il prossimo settembre. In questo Rapporto curato da 278 autori di 65 Paesi e quasi 60mila commenti di revisione di esperti e governi, approvato riga per riga non senza divergenze, si rileva che senza un’immediata e profonda riduzione delle emissioni in tutti i settori (anche il metano dovrebbe essere tagliato di circa un terzo) non sarà possibile limitare il global warming a 1,5 gradi. La temperatura globale, spiegano gli esperti, si stabilizzerà quando le emissioni di anidride carbonica raggiungeranno lo zero netto: per 1,5 gradi significa raggiungere l’obiettivo nei primi anni 2050 e per i 2 gradi nei primi anni 2070. 

Le soluzioni:

Le soluzioni che possono almeno dimezzare la CO2 entro il 2030 ci sono, la strada è nota: aumentare l’efficienza energetica, le energie rinnovabili e l’elettrificazione, l’uso di sistemi di alimentazione alternativi (come quelli basati sull’idrogeno); la conservazione e il ripristino di foreste e terreni, il tutto in linea con lo sviluppo sostenibile e accompagnato da un aumento sostanziale della finanza. L’azione per il clima si è sentita, dicono gli scienziati ricordando che dal 2010 ci sono state riduzioni fino all’85% nei costi di energia solare, eolica e di batterie. 

L’ultima possibilità:

«Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessari per limitare il riscaldamento», ha detto il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee. Secondo il panel di esperti ci sono sufficienti capitale e liquidità per colmare le carenze di investimenti; i flussi finanziari sono da tre a sei volte inferiori ai livelli necessari entro il 2030, però. «Il prodotto interno lordo globale sarebbe solo di pochi punti percentuali inferiore nel 2050 se intraprendessimo le azioni necessarie per limitare il riscaldamento a 2 gradi o meno, rispetto al mantenimento delle politiche attuali» assicura il copresidente del Gruppo III dell’Ipcc Priyadarshi Shukla. Giuste politiche e tecnologie che consentano di cambiare i nostri stili di vita possono portare a una riduzione del 40-70% delle emissioni di gas serra entro il 2050 e a migliorare la nostra salute e il nostro benessere ha rilevato Shukla. Un contributo importante può arrivare dalle città con edifici a energia zero o a emissioni zero; dall’industria con un uso più efficiente dei materiali, il riutilizzo e il riciclo dei prodotti e la riduzione al minimo dei rifiuti; dai trasporti grazie all’elettrico, all’idrogeno e ai biocarburanti.