«Ennesima dimostrazione che l’Italia non è uscita dalla logica dell’emergenza e delle scuse e che il problema dell’inquinamento atmosferico è ancora lontano dall’essere risolto». Questo il commento del direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti dopo che la Corte di Giustizia dell’Unione europea ha accolto il ricorso della Commissione Ue e ha dichiarato l’inadempimento dell’Italia sia per il mancato rispetto del valore limite annuale fissato per il biossido d’azoto in varie zone, sia per la mancata adozione, a partire dall’11 giugno 2011, di misure atte a garantire il rispetto nelle stesse zone dei valori limite di NO2. Tra le zone citate Torino, Brescia, Milano, Bergamo, Genova, Roma e Firenze.

Inquinamento e perdite:

«Invece di prendere decisioni efficaci e strutturali per arginare il problema in maniera trasversale e integrata, il nostro Paese continua a perdere questa partita, sia in termini di vite umane che dal punto di vista economico – prosegue Zampetti -. Secondo i dati della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA), l’Italia è infatti il primo Paese in Europa per morti premature attribuibili all’inquinamento atmosferico, con circa 90000 decessi l’anno. Da un punto di vista economico, parliamo di diverse decine di miliardi all’anno (stimate tra i 47 e i 142 miliardi di euro/anno) tra spese sanitarie e giornate di lavoro perse». «Una situazione che va presa di petto ora – ha concluso Zampetti -, per non incorrere in ulteriori procedure di infrazione nei nostri confronti, considerando che la futura direttiva europea sulla qualità dell’aria rivedrà a ribasso i limiti secondo le nuove indicazioni OMS. Una situazione paradossale, considerando il fatto che la fonte principale di inquinamento del biossido di azoto (NO2) è attribuibile alla combustione dei motori diesel, che invece vengono ancora incentivati con bonus milionari alle auto dal nostro Governo».