Un anno dopo l’inizio della pandemia, le prospettive rimangono piuttosto incerte. La contrazione del PIL globale nel 2020 è stimata al 3,3% (fonte: FMI), ma con profonde differenze regionali: pesanti recessioni per Eurozona (-6,6%) e America Latina (-7%) e contrazioni ridotte in Asia (-1%) e Africa Sub-Sahariana (-1,9%). Nel 2021 si prevede per l’economia mondiale un rimbalzo del 6%, che sarà particolarmente marcato nelle economie emergenti asiatiche (+8,6%) e negli Stati Uniti (+6,4%).

In Europa, i dati macroeconomici fotografano, tuttavia, una recessione meno grave di quanto inizialmente preventivato. La contrazione del PIL reale nel quarto trimestre 2020 è stata dello 0,7%, molto meno del -2,2% previsto a dicembre 2020 (fonte: BCE). In ogni caso, rimane di quasi il 5% inferiore al 2019. La BCE prevede a -6,9% la variazione del PIL annuale 2020 e stima un rimbalzo nella seconda metà del 2021, che porterà a chiudere l’anno con un +4%. Il ritorno a livelli pre-pandemia, tuttavia, non avverrà prima del 2023. Per l’Italia, la contrazione del Pil nel 2020 è stimata del 8,9% (FMI). Un risultato fortemente negativo ma migliore delle stime della Commissione Europea (-9,5%) e delle performance di altri Paesi europei, compreso il Regno Unito (-9,9%). Giocheranno ruoli cruciali nelle prospettive di crescita future il pacchetto di stimoli da 32 miliardi e il calendario delle riaperture. Marzo è stato un mese positivo per le Borse europee, trainate dalle prospettive di una ripresa economica a partire dal secondo trimestre 2021. Il FTSE MIB ha messo a segno una crescita del 7,9%. Ottima la performance del DAX tedesco, che guadagna quasi il 9%. Anche il CAC (+6,5%) e l’IBEX (+4,3%) crescono.

Per il comparto energetico, invece, marzo è stato ambivalente. Fino alla metà del mese è continuata la spinta rialzista di febbraio, che ha poi ceduto il passo a una maggiore incertezza. Il Brent ha aperto il mese sui 65 dollari, ha toccato un massimo ai primi di marzo, rompendo quota 71, ed è poi crollato, chiudendo nuovamente attorno ai 64 dollari. Dinamica del tutto simile per il WTI, che termina marzo sotto i 60 dollari al barile, dopo essersi mantenuto attorno ai 65 dollari per la prima metà del mese. L’indice FTSE Oil&Gas ha rispecchiato la dinamica dei petroliferi: deciso rialzo fino a metà mese, seguito, poi, da un livellamento, per una performance complessiva del +10%. Dopo la forte flessione del mese di febbraio, a marzo l’indice IREX delle small mid-cap pure renewables quotate su Borsa Italiana è salito del 6,8%, dando un forte segnale positivo.

Esi (+10,4%) ha fatto registrare la migliore performance, in recupero dall’inizio dell’anno, ma ancora lontana dai massimi toccati dopo il collocamento. Molto bene anche Falck Renewables, in crescita dell’8,6%. L’azienda di Sesto San Giovanni ha confermato il proprio obiettivo: 25 GW di pipeline entro il 2025. Attualmente sono stati raggiunti 2,8 GW, ma più di 1 GW è in autorizzazione o in costruzione. Inoltre, è stato completato l’acquisto di un impianto solare operativo in Spagna con una capacità attorno ai 50 MW.

Sono positivi anche i risultati di Iniziative Bresciane (+7,7%), Frendy Energy (+6,7%) e Alerion Clean Power (+5,5%). Le peggiori performance, invece, sono quelle di Ecosuntek (-5,0%) e Innovatec (-4,7%). Questo, nonostante la seconda, grazie all’ecobonus 110%, abbia sottoscritto ulteriori contratti preliminari per 18,5 milioni di euro nell’ambito del progetto House Verde. Anche Seri Industrial ha fatto registrare una perdita del 2,6%. Nel mese, la controllata Seri Plast ha sottoscritto un accordo per la riconversione dello stabilimento Unilever di Pozzilli (IS). Il settore delle rinnovabili italiane sembra aver trovato nuova linfa dopo le dichiarazioni del titolare del MiTE circa un rapido e chiaro aggiornamento del PNIEC. Le indicazioni del Governo e la riscrittura imminente del PNRR sembrano infondere nuova fiducia nel mercato.