Alleggerire le procedure burocratiche, ampliare la platea e aliquota unica al 75%. Queste le principali proposte in tema di detrazioni fiscali per interventi edilizi e superbonus, previste dalle linee di indirizzo del Recovery Plan (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza) approvate di recente, con specifiche risoluzioni di maggioranza, da Camera e Senato, sulla base delle quali il Governo traccerà la versione definitiva del PNRR che Bruxelles attende entro la fine di aprile.

In particolare, nella relazione si legge: “La misura del Superbonus del 110 % deve essere semplificata e prorogata nel tempo e, comunque, al fine di facilitare l’immissione anche di capitale e risparmio privato in un ampio processo di rigenerazione urbana, appare opportuno razionalizzare tutti gli altri bonus esistenti per le ristrutturazioni e per l’efficientamento energetico degli edifici sotto un’unica aliquota al 75 per cento, modificando l’articolo16-bis del testo unico delle imposte sui redditi di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n.917, prevedendo anche per questi la durata della detrazione in cinque anni”.

C’è la possibilità che il superbonus 110% venga esteso anche a ristoranti e alberghi. Condizionale rigorosamente d’obbligo, ma ad aprire è il ministro della Transizione ecologica Cingolani che durante il question time al Senato, ha accennato alla questione. Resta il nodo della semplificazione delle procedure. “Occorrerà trovare un adeguato punto di equilibrio tra una semplificazione necessaria delle procedure di accesso al superbonus e la lotta al fenomeno dell’abusivismo”, ha detto il ministro. “Mi impegno a parlarne al più presto con i ministeri coinvolti”. E visto che “potrebbe essere considerata una revisione coordinata del sistema delle detrazioni fiscali a oggi esistente con un approccio integrato che consentirebbe di ottimizzare tempi e costi degli interventi”.

Al vaglio l’ipotesi di mettere sotto l’unico cappello dell’aliquota al 75% ecobonus, bonus ristrutturazioni, bonus mobili, sismabonus, bonus verde, bonus facciate, bonus idrico e bonus colonnine, con rimborso in 5 anni.

Gli interventi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare, e in particolare il Superbonus 110%, stanno aiutando il settore delle costruzioni a risollevarsi da una crisi che dura dal 2008 e l’emergenza sanitaria ha in parte accentuato. Ma su questa ripresina pende una sorta di spada di Damocle: la fiammata delle materie prime. Un effetto – temono le imprese – che potrebbe addirittura ridurre la portata espansiva delle agevolazioni.

E’ quanto ha rivelato una recente indagine condotta dal Centro studi della CNA, dedicata a “La ripresa del settore delle costruzioni tra agevolazioni e aumenti delle materie prime”, cui ha partecipato un campione rappresentativo di imprese artigiane, micro e piccole della filiera, che operano nei comparti della installazione di impianti, dell’edilizia, dei serramenti.

Il 57% delle imprese assicura che l’introduzione delle misure agevolative a favore della filiera delle costruzioni sta avendo un impatto positivo sulla propria attività. Con picchi del 65,9% nel comparto dei serramenti (contro il 56,3% dell’installazione e il 55,4% dell’edilizia) e del 64,2% nelle imprese con oltre dieci dipendenti a fronte di un 56% nelle imprese fino a dieci addetti.

Oltre a dare un impulso alla domanda nella filiera delle costruzioni, gli incentivi stanno avendo un effetto benefico anche sulla organizzazione delle imprese, mettendole nelle condizioni di accrescere competenze e “catalogo”. In particolare, il 33,7% ha ampliato il ventaglio dell’offerta di lavori e servizi, adeguandola agli interventi sostenuti; il 27,8% ha assunto nuovo personale; il 23,3% sta sperimentando nuovi fornitori.

Questo scenario vede addensarsi all’orizzonte, però, nuvole cupe che potrebbero stravolgerlo. Quasi quattro imprese su cinque (il 79%, per la precisione) del campione segnalano aumenti nei prezzi dei materiali, delle materie prime e delle apparecchiature rispetto ai corsi di un anno fa, prima che scoppiasse la pandemia.

Nel dettaglio, nel settore delle costruzioni gli aumenti più importanti in un anno riguardano i metalli (+20,8%), con punte che superano il +50%; i materiali termoisolanti (+16%) con punte che oscillano tra il +25% e il +50%; i materiali per gli impianti (+14,6%), con punte che superano il +25%, e il legno (+14,3%). .

Quale che sia la causa di questa fiammata – rileva CNA – “il rischio, gravissimo, di tali aumenti è la drastica riduzione della marginalità delle imprese e, di conseguenza, del loro eventuale rafforzamento dopo tanti anni di crisi. Oltre la metà delle imprese ammette di essere impotente di fronte alla speculazione non potendo adeguare alla crescita dei costi il controvalore dei contratti già sottoscritti, anche per l’obbligo di legge che impone di dover giustificare i costi attraverso i prezzari ufficiali che ancora non sono aggiornati rispetto agli aumenti che le imprese stanno subendo”.