Azzerare le emissioni di carbonio entro il 2050 richiederà fino a 173mila miliardi di dollari in investimenti nella transizione energetica, per la quale i prossimi dieci anni sono determinanti per trovarci sulla strada giusta per limitare l’aumento delle temperature, in linea con l’accordo di Parigi sul clima. Lo afferma Bloomberg New Energy Finance (Bnef) nel “New Energy Outlook 2021”, l’ultima edizione dell’analisi di scenario a lungo termine sul futuro dell’economia legata all’energia.
La strada verso “lo zero netto” rimane ancora incerta, secondo il rapporto che delinea tre scenari distinti – etichettati Verde, Rosso e Grigio – , ciascuno dei quali raggiunge zero emissioni sulla base di un diverso mix di tecnologie.

La transizione energetica, spiega Bnef, richiede investimenti consistenti in infrastrutture, con capitali trasferiti dai combustibili fossili verso l’energia pulita. Uno switch che offrirà “enormi opportunità per gli investitori, le istituzioni finanziarie e il settore privato, creando molti nuovi posti di lavoro nell’economia verde“, assicura Jon Moore, Ceo di Bnef. Non c’è una indicazione precisa sul costo di ciascun scenario, ma Bloomberg stima tra 92 trilioni e 173 trilioni di dollari nei prossimi trent’anni. Gli investimenti annuali dovranno più che raddoppiare, passando da circa 1,7 trilioni all’anno di oggi a una media compresa tra 3,1 trilioni e 5,8 trilioni.

Le energie rinnovabili e l’elettrificazione, spiega BloombergNef, sono la spina dorsale della transizione e devono essere spinte immediatamente, mentre l’idrogeno, la cattura del carbonio e le nuove centrali nucleari modulari hanno bisogno di essere sviluppate e implementate il prima possibile. Secondo l’outlook, le emissioni globali legate all’energia devono scendere del 30% sotto i livelli del 2019 entro il 2030 e del 75% entro il 2040, per raggiungere lo zero netto nel 2050.

Il settore energetico nel prossimo decennio deve ridurre le emissioni del 57% rispetto ai livelli del 2019 entro il 2030 e poi dell’89% entro il 2040; quello del trasporto stradale deve tagliare dell’11% entro il 2030, per poi diminuire più rapidamente negli anni 2030 per raggiungere l’80% al di sotto dei livelli del 2019 nel 2040.

Bnef ricorda che circa l’83% dell’energia primaria oggi è costituito da combustibili fossili, mentre l’eolico e il solare fotovoltaico rappresentano l’1,3%. Nello scenario verde di Bnef, che dà la priorità all’elettricità pulita e all’idrogeno verde, l’eolico e il solare crescono fino al 15% dell’energia primaria nel 2030 e al 70% nel 2050. Al contrario, i combustibili fossili diminuiscono di circa il 7% all’anno e rappresentano solo il 10% dell’offerta entro il 2050. Nello scenario rosso, che dà la priorità al nucleare per la produzione di idrogeno, il combustibile nucleare costituisce il 66% di energia primaria nel 2050, rispetto al 5% attuale. Lo scenario grigio, in cui l’uso diffuso della cattura e dello stoccaggio del carbonio significa continuare a utilizzare carbone e gas, i combustibili fossili diminuiscono solo del 2% all’anno, al 52% della fornitura di energia primaria nel 2050, con l’eolico e il fotovoltaico che crescono fino al 26%.

I traguardi da raggiungere intanto nei prossimi nove anni sembrano molto impegnativi rispetto ad oggi: solo per fare qualche esempio, bisogna più che quintuplicare la produzione di energia eolica ogni anno, aumentare di 26 volte quella delle batterie, aggiungere 35 milioni di veicoli elettrici su strada ogni anno (11 volte il totale del 2020), aumentare il volume di riciclo di alluminio 67%, acciaio 44% e plastica 149% entro il 2030 dai livelli del 2019. “Dobbiamo accelerare l’implementazione delle soluzioni a basse emissioni di carbonio di cui disponiamo in questo decennio” afferma il capo economista di Bnef Seb Henbest indicando anche “pompe di calore negli edifici, riciclo e un maggiore uso di elettricità nell’industria e il reindirizzamento dei biocarburanti verso il trasporto marittimo e aereo“.