Regione Sicilia: la strategia del Dipartimento dell’Energia per la riqualificazione energetica degli immobili regionali

La Regione Sicilia decide di investire nell’efficientamento energetico dei siti e immobili appartenenti al patrimonio regionale dei beni culturali. Il governo Musumeci ha avviato un project financing tra la Regione e l’azienda Gemmo Spa che si è aggiudicata la procedura di evidenza pubblica europea gestita dal dipartimento regionale dell’Energia. L’iniziativa è stata presentata al Palazzo Orléans dinanzi al presidente della Regione Nello Musumeci, all’assessore all’Energia e ai Servizi di pubblica utilità Daniela Baglieri e all’assessore ai Beni culturali e all’Identità siciliana Alberto Samonà. Presenti anche il direttore del dipartimento regionale dell’Energia Antonio Martini, l’esperto per l’energia della Regione Roberto Sannasardo e l’amministratore delegato di Gemmo Spa, Giuseppe Tomarchio.

Non solo beni archeologici: effcientamento esemplare degli uffici

«La scelta degli immobili su cui intervenire è stata dettata da un ragionamento di politica energetica e di esemplarità, basato su tre principi. Il primo è che fossero di proprietà della Regione Siciliana, il secondo che avessero la possibilità di essere sottoposti a un significativo ammodernamento energetico e il terzo che avessero un elevato valore simbolico sia dal punto di vista della riconoscibilità del luogo che della capacità di trasmettere al cittadino una buona prassi. La scelta di includere il patrimonio del Dipartimento dei Beni Culturali va infatti in questo senso: se è possibile fare efficienza energetica nei beni monumentali, sottoposti a vincoli e tutele, allora è possibile fare efficienza energetica in tutti gli immobili » spiega l’energy manager della Regione Sicilia Roberto Sannasardo. Gli interventi previsti – 26 nel Palermitano, 13 nel Messinese, 10 nel Siracusano, 9 nel Catanese e altrettanti nell’Agrigentino, 8 nel Trapanese, 7 nel Nisseno, 6 nell’Ennese e 3 nel Ragusano – riguardano 30 musei, 29 aree archeologiche, 19 strutture regionali tra le quali biblioteche e pinacoteche, 13 uffici ed edifici amministrativi. In particolare è prevista la riqualificazione dei sistemi di climatizzazione e di illuminazione (relamping), l’installazione di impianti fotovoltaici per la produzione di energia elettrica e di sistemi avanzati di automazione e controllo, attività di conduzione, manutenzione e monitoraggio. Inoltre, sarà eseguita la riqualificazione energetica degli involucri di 16 edifici, selezionati tra i 91 immobili interessati. «Abbiamo deciso di iniziare dalle strutture regionali più significative – spiega Sannasardo – quali il Castello Utveggio di Palermo, il Pala Regione di Catania, l’immobile Ex Aeronautica palermitano per poi procedere con le altre aree archeologiche e uffici». Non si tratta solo di beni culturali: «Si pone attenzione agli edifici della Regione, agli uffici dell’amministrazione regionale e non solo ai siti archeologici affinché questi possano essere esemplari come lavoro di efficientamento energetico e funzionamento con risparmio di energia» aggiunge Sannasardo. 

Collaborazione pubblico-privato

Complessivamente è stimata una spesa di 20 milioni e 66 mila euro, sostenuta per 10 milioni e 233 mila euro dalla società privata e per 9 milioni e 832 mila euro dalla Regione, con le risorse Po Fesr 2014/2020 – Azione 4.1.1. «Si tratta di un Energy Performance Contract (EPC) – spiega l’esperto Sannasardo – tra pubblico e privato: il 49% è a carico della Regione che prende i fondi dal Programma Operativo Fondo Europeo Sviluppo Regionale (PO FESR), il resto a carico della società che si è aggiudicata la concessione. E’ prevista la corresponsione di un canone, di circa un milione di euro anno, pari a poco meno del 90% del risparmio atteso con gli interventi in esame. Questo canone comprende sia la quota di remunerazione del capitale investito dalla società che la quota di manutenzione degli impianti realizzati per gli anni a venire». Il contratto di shared savings (risparmi condivisi) tra Regione e concessionaria ha una durata di 30 anni. Dopo una prima fase di esecuzione dei lavori nei singoli siti coinvolti, della durata di due anni con scadenze differenziate sino al 30 giugno 2023, l’azienda gestirà gli impianti per 28 anni, curandone anche la manutenzione ordinaria. «Questa modalità di esecuzione – conclude Sannasardo – è la migliore per garantire il funzionamento a lungo termine degli impianti. Qualsiasi cosa succeda agli impianti, è la società privata che deve averne cura e deve intervenire per garantirne l’efficienza».