Il Gestore Mercati Energetici (GME) ha rilevato come la settimana scorsa, 10-16 gennaio, il prezzo d’acquisto dell’energia elettrica abbia raggiunto il picco: 230,63 euro/MWh, cioè il 10,6% in più rispetto ai sette giorni precedenti. Questo comporta che in tutta Italia i prezzi medi di vendita siano al rialzo: dai 218,52 €/MWh di Calabria e Sicilia ai 234,89 €/MWh di Nord e Centro Nord. Nel mondo continuano a salire anche i prezzi dei carburanti: il petrolio costa 84,99 dollari a barile e il metano 79,29€ a megawattora.

Da dove trarre fondi:

Inevitabile davanti a questi numeri un rincaro delle bollette che il governo deve necessariamente calmierare: il Consiglio dei Ministri, in riunione giorno 20 gennaio, stima un intervento di 1,2-1,3 miliardi derivanti dall’extragettito dei proventi sulle aste Ets (Sistema europeo per lo scambio di emissioni – per acquistare permessi per emettere CO2) e dall’extraprofitto tratto dall’aumento del prezzo del gas anche per l’energia prodotta dalle rinnovabili. Dal momento che queste ultime ormai hanno un costo inferiore rispetto al gas, una parte dei soldi con cui il governo può affrontare il caro bollette potrebbe provenire anche da un taglio a fotovoltaico e idroelettrico. Un altro miliardo e mezzo potrebbe venire da una riforma del mercato delle rinnovabili, passando a una negoziazione a lungo termine. Anche il raddoppio della produzione di gas nazionale, senza un aumento dei consumi, potrebbe generare un certo risparmio rispetto agli acquisti esteri. 

L’opinione del ministro:

Il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani aspira a una strategia strutturante ottenuta tramite la collaborazione con le regioni. A livello europeo urge una riforma del mercato dell’energia, a livello nazionale occorre spingere sulle rinnovabili per essere indipendenti dai mercati esteri, dunque diventano necessari semplificazioni e investimenti.