Il timore delle ripercussioni che eventuali sanzioni contro la Russia potrebbero avere sull’Italia, fornita al 45% da gas russo, ha portato la politica italiana a cercare delle alternative. Da una parte il ministro degli Esteri Luigi Di Maio cerca accordi con i Paesi esteri per nuove forniture, dall’altra il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani esorta a non perdere di vista l’emergenza ambientale nel realizzare il nuovo piano energetico. 

Il gas non russo:

«Senza perdere un attimo di tempo, stiamo intervenendo per rafforzare con altri Paesi la nostra cooperazione energetica. Lavoriamo per aumentare le nostre forniture di gas nel breve, medio e lungo periodo, per evitare ogni genere di ricatto e avere alternative al gas russo». Così si è espresso sui social sabato 5 marzo il ministro Di Maio, che aggiunge: «Dopo Algeri, oggi sono in Qatar a Doha con l’AD di Eni, Claudio Descalzi. Dobbiamo agire in fretta per arginare i potenziali effetti economici di questa guerra portata avanti dal governo russo e tutelare famiglie e imprese italiane». 
«Oggi – sottolinea Di Maio – ho avuto i primi colloqui e domani si continuerà. Sono ore concitate, le bombe continuano a scoppiare in Ucraina, uccidendo centinaia di civili. Questa folle guerra va fermata e possiamo riuscirci solo usando la diplomazia, ma senza arretrare di un millimetro sulle sanzioni alla Russia. Nel frattempo continuiamo a tutelare anche il nostro Paese, la nostra economia. Avanti!».

Non dimenticare l’ambiente:

Il ministro Cingolani invece ricorda un monito importante: «Stiamo scrivendo il piano di emergenza energetico che va strutturato in modo da non cambiare gli obiettivi climatici che ci siamo dati: -55% di emissioni di CO2 entro il 2030 e ZeroEmissioni nette entro il 2050». Questo quanto pubblicato in un tweet parlando delle misure per far fronte all’impatto della guerra in Ucraina dopo l’incontro con un gruppo di attivisti climatici di Extinction Rebellion