Dopo lo stop della pandemia nel 2020, la sharing mobility ha ripreso quota quest’anno. Non soltanto auto, ma scooter, biciclette e monopattini condivisi hanno raggiunto i livelli del 2019 e negli ultimi tre casi superato. È quanto emerge dal quinto rapporto dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, nato nel 2015 e promosso da Ministero della Transizione Ecologica (MITE), Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile (MIMS) e dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Mezzi più leggeri:
In Italia le iscrizioni a servizi di mobilità condivisa sono 5600000, con 158 servizi di sharing attivi in 49 città (il triplo del 2015). Circa 15 milioni di italiani possono utilizzare almeno un servizio, con quasi 90.000 veicoli in condivisione tra auto, scooter, bici e monopattini. Solo Roma, Milano, Torino e Firenze però mettono a disposizione dei cittadini tutti e quattro i mezzi suddetti. Negli ultimi due anni si è registrato un incremento del 65% e del 45% rispettivamente per monopattini e scooter, alleggerendo il peso medio di un veicolo in sharing da 400 a 120 kg. Questo significa che la gente preferisce mezzi di trasporto più agevoli per il parcheggio e dall’impatto ambientale ridotto o nullo.
Divario nord-sud
Pur essendo risultati notevoli, è necessario integrare la mobilità sostenibile, in particolare del settorebike, in 76 capoluoghi che non ne dispongono ancora. Dunque mettere in strada 35000 biciclette in condivisione che potrebbero essere utili a 7 milioni di Italiani in più. In questo modo si andrebbe a diminuire il divario nord-sud: le città che hanno almeno un servizio di sharing mobility sono 26 al Nord, 10 al Centro, 13 al Sud, con Milano in testa. In generale il trend positivo delle città italiane è in linea, o superiore, a quello europeo.