Nella giornata (08/11/2021) in cui l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama è giunto alla Cop26 di Glasgow per dialogare con una decina di giovani attivisti da tutto il mondo su come i giovani possano far sentire la propria voce, si discute di adattamento al cambiamento climatico. 

Rischi di povertà:

Se oggi la popolazione a rischio disastri ambientali è di quasi il 43%, tra dieci anni potrebbe superare il 50%. A dirlo è una ricerca della multinazionale di consulenza strategica McKinsey & Company: superando gli 1,5 gradi di riscaldamento dai livelli pre-industriali a oggi, in meno di 10 anni oltre metà della popolazione mondiale sarà soggetta a inondazioni o carenze d’acqua e ondate di calore.

Il ministro con l’acqua alle ginocchia:

Quanto le inondazioni e l’innalzamento del livello del mare siano frequenti e pericolosi, è emerso sabato 6 dal videomessaggio registrato da Simon Kofeministro delle Tuvalu, Stato insulare polinesiano nell’oceano Pacifico tra le Hawaii e l’Australia. Questi ha tenuto il suo discorso con l’acqua alle ginocchia per sottolineare i danni subiti dal suo Paese a causa dell’innalzamento del livello del mare e attirare l’attenzione sull’urgenza climatica. Obama, cresciuto alle Hawaii, si è immedesimato molto nella situazione del ministro Kofe: «Il grido d’allarme dei piccoli stati insulari è come quello dei canarini dalle miniere di carbone per segnalare fughe di gas ed evitare tragedie» ha detto l’ex presidente USA. Qualora la temperatura salisse di 2 gradi entro il 2050 rispetto ai livelli pre-industriali, 400 milioni di persone che vivono sulle coste di mari e fiumi rischierebbero inondazioni costiere, con morti e ingenti danni materiali. E ancora 800 milioni di persone in più rispetto ad ora vivrebbero in aree urbane con gravi problemi idrici. Circa 100 milioni di persone sarebbero esposte a siccità, riducendo la loro capacità di produrre cibo.

Lontani dai traguardi:

Nonostante la gravità della situazione, non tutti si impegnano come dovrebbero: Obama ha lamentato che «alcuni dei nostri progressi sulla lotta al cambiamento climatico si sono fermati quando il mio successore ha deciso di ritirarsi unilateralmente dall’Accordo di Parigi. Non siamo neanche lontanamente dove dovremmo essere: la maggior parte dei Paesi non ha ancora soddisfatto gli accordi di Parigi di 6 anni fa».