Un 4×4 italiano a idrogeno nel porto di Valencia

Il consorzio Atena, distretto di alta tecnologia nei settori dell’ambiente e dell’energia, in collaborazione con Enea ha realizzato il primo mezzo a idrogeno per la movimentazione delle merci in un porto europeo. È un successo tutto italiano ottenuto con il contributo anche dei Cantieri del Mediterraneo e delle Università di Napoli “Parthenope” e di Salerno

Caratteristiche del mezzo:

Il mezzo è un trattore portuale a quattro ruote (yard truck) posto nello scalo di Valencia in Spagna dal Gruppo Grimaldi e rientra nel progetto H2Ports, che punta a rendere sostenibili i mezzi di trasporto portuali con le tecnologie a idrogeno. Il veicolo 4×4 ha un valore di 4 milioni di euro e percorrerà i 350 kmdel terminal ro-ro gestito dalla Valencia Terminal Europa con un impatto ambientale minimo. Le sue emissioni infatti saranno solo di calore e acqua e le sue prestazioni rispetteranno la sicurezza delle operazioni di logistica. In termini di emissioni evitate, i ricercatori dell’Enea hanno calcolato che i trattori che lavorano per scaricare le navi (ognuna delle quali richiede una flotta di 6 trattori), in un terminal portuale di medie dimensioni, lavorano per circa 19.800 ore all’anno, consumando circa 188.000 litri/anno di diesel.  Tenuto conto che gli yard truck ‘tradizionali’ emettono circa 2,67 chilogrammi di anidride carbonica per litro di carburante e 0,028 chilogrammi di ossidi di azoto per litro di carburante, con l’utilizzo di flotte a idrogeno, verrebbero evitate circa 501 tonnellate/anno di CO2 e 5 tonnellate/anno di NOx. 

Emissioni da evitare:

Ogni anno il settore dei trasporti marittimi e della logistica portuale producono circa un miliardo di tonnellate di emissioni di CO2, che rappresentano il 2,5% delle emissioni globali di anidride carbonica e il 13% delle emissioni di tutto il comparto europeo dei trasporti. Questo numero è destinato a crescere: si stima che aumenterà del 50% entro il 2050. Venti milioni di tonnellate di COdipendono dallo stazionamento delle navi e dalle operazioni di carico e scarico in porto che vengono svolte da mezzi inquinanti a diesel, come camion, carrelli elevatori, movimentatori di container e gru. Entro il 2050 questa cifra crescerà fino a 70 milioni di tonnellate per la CO2 e a 1,3 milioni per gli ossidi di azoto, senza considerare le significative quantità di ossidi di zolfo e di particolato PM10.

La spiegazione dell’esperta:

«Il mezzo a idrogeno che abbiamo contributo a sviluppare è dotato di un propulsore ibrido a celle a combustibile e di batterie litio-ioni, che consentiranno di svolgere le consuete operazioni di logistica portuale di carico e scarico delle merci dalle navi cargo. L’utilizzo dell’idrogeno garantirà una buona autonomia operativa, tempi di rifornimento brevi, bassi costi di manutenzione e soprattutto zero emissioni», spiega Viviana Cigolottiricercatrice del Laboratorio Accumulo di Energia, Batterie e tecnologie per la produzione e l’uso dell’Idrogeno e responsabile per Enea del progetto. «Inoltre – conclude Cigolotti- la stima delle emissioni evitate riguarda solo l’uso di yard truck a idrogeno e non comprende l’ulteriore abbattimento degli inquinanti legato al minore impiego dei sistemi di ventilazione molto energivori utilizzati all’interno delle navi per rimuovere lo smog prodotto dai mezzi di carico e scarico merci alimentati a diesel».