Il Portogallo sta accelerando la transizione energetica verso le fonti rinnovabili e chiuderà definitivamente i conti col carbone entro fine 2021, come hanno già fatto tre Paesi europei da quando sono stati firmati gli accordi di Parigi nel 2015 (Belgio nel 2016, Austria e Svezia nel 2020, fonte Europe Beyond Coal).
Il 14 gennaio 2021, dopo 35 anni, è stato l’ultimo giorno di attività della centrale a carbone di Sines, la più grande centrale termoelettrica portoghese con 1.296 MW di potenza, che nei piani originari di EDP (Energias de Portugal, il colosso energetico portoghese) avrebbe dovuto essere dismessa ben più tardi, nel 2030.
Il ruolo strategico di Sines per il sistema elettrico nazionale, si legge in una nota di EDP, è diminuito con il crescere dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili e ora termina in linea con l’obiettivo di de-carbonizzare l’economia nazionale.
Così in Portogallo resta in funzione un solo impianto a carbone, quello di Pego, la cui chiusura è prevista per novembre di quest’anno.
Intanto il “braccio verde” di EDP, EDP Renováveis, riceverà un finanziamento da 65 milioni di euro dalla Banca europea per gli investimenti, per costruire due parchi eolici a terra (125 MW di potenza complessiva), nei distretti di Coimbra e Guarda, in Portogallo.
Il Paese, ricorda una nota di EDP, punta a raggiungere il 47% di rinnovabili nei consumi finali lordi di energia al 2030.