La Commissione europea è a lavoro per capire come come aggiornare le norme Ue in materia di tassazione dell’energia per allinearle all’obiettivo europeo di essere neutrale dal punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050 e ridurre i sussidi impliciti per i combustibili fossili.

Eventuali modifiche fiscali, se eventualmente imposte, potrebbero avere un impatto importante sulla domanda di gasolio, benzina, biocarburanti, gas naturale, elettricità e idrogeno nei trasporti, ad esempio, modificando il costo relativo dei vari carburanti.

La Commissione ha ammesso, infatti, che oltre il 75% delle emissioni di gas serra dell’Ue sono causate dall’uso di energia, compresa l’elettricità. Per questo ha intenzione di rivedere le attuali aliquote fiscali minime per il trasporto su strada, che favoriscono il diesel rispetto alla benzina, e i combustibili fossili rispetto alle alternative a più basso contenuto di carbonio come i biocarburanti e l’elettricità rinnovabile. Questo perché la direttiva Ue del 2003 sulla tassazione dell’energia, tassa i carburanti in base al volume e non al contenuto energetico.

Si è previsto che i veicoli elettrici avranno una quota dal 50% all’80% entro il 2050 in uno scenario neutro dal punto di vista climatico. Allo stesso tempo, però, la direttiva del 2003 non include una disposizione specifica per l’elettricità utilizzata per il trasporto, motivo per cui Bruxelles sta cercando di ottenere un parere sull’opportunità di introdurre una specifica aliquota bassa, o un’esenzione, o di non cambiare nulla.

La direttiva non include inoltre alcun trattamento fiscale speciale per i carburanti a basse emissioni di carbonio come l’idrogeno, che la Commissione Ue intende, invece, promuovere in settori difficili da decarbonizzare, come la raffinazione del petrolio, la produzione di acciaio e i veicoli pesanti.

La Commissione Ue è alla ricerca di pareri su come tassare l’idrogeno, ad esempio come carburante per i trasporti, come combustibile per il riscaldamento e/o come materia prima per i carburanti elettronici o i processi industriali. Inoltre, sta cercando pareri su come tassare il GNL e il GNC, che offrono alternative a basse emissioni di carbonio alla benzina, al diesel e al carbone/lignite.

L’esecutivo comunitario è anche alla ricerca di pareri sulla modifica delle imposte sull’uso dell’energia da parte dell’industria pesante, sia all’interno che all’esterno del sistema di scambio delle quote di emissione dell’Ue. E vuole anche ripensare le esenzioni fiscali per i carburanti per l’aviazione e la navigazione.

Ad esempio, suggerisce di tassare direttamente il cherosene e altri carburanti per l’aviazione per i voli intracomunitari e/o di introdurre tasse sui biglietti aerei basate sulla distanza.

In questa prospettiva è stata aperta una consultazione pubblica che rimarrà disponibile fino al 14 ottobre e i risultati confluiranno nella proposta legislativa formale della Commissione Ue prevista per giugno 2021. Qualsiasi modifica alla direttiva del 2003 deve essere approvata, infatti, all’unanimità dai governi nazionali europeo, il che significa che ogni singolo governo ha un potere di veto.

Questo rende notoriamente difficile concordare i cambiamenti, come la Commissione Ue ha riscontrato nel 2011 quando ha proposto nuove aliquote minime di imposta sull’energia a partire dal 2013, basate sulle emissioni di CO2 e sul contenuto energetico piuttosto che sui volumi. La mossa non ha ottenuto l’approvazione unanime e l’esecutivo europeo alla fine l’ha ritirata.

Il gettito della tassa sull’energia contribuisce a circa il 3-5% dei bilanci dei governi nazionali dell’Ue, quindi i cambiamenti possono avere un impatto diretto su quanto i governi devono spendere.

La Commissione europea vuole che i governi dell’Ue passino al voto a maggioranza qualificata per la tassazione dell’energia per facilitare l’approvazione delle modifiche.