Bene le rinnovabili e le emissioni, meno bene l’efficienza. E’ quanto emerge dalla valutazione dei Piani nazionali per l’energia e il clima degli Stati membri Ue, che considerando le misure esistenti e programmate raggiungeranno al 2030 nel loro insieme una quota Fer compresa tra il 33,1 e il 33,7%, rispetto al target al momento fissato nel 32%.


Le analisi preliminari di Eurostat indicano peraltro che al 2020 l’obiettivo della Ue per le rinnovabili (20%) sarà superato di almeno 2,5 punti percentuali.

Quanto alle emissioni di gas-serra, la valutazione dei Pniec – contenuta in una comunicazione – mostra alla fine del decennio una riduzione del 41% rispetto al 1990, contro un target del 40%.

Il punctum dolens è però l’efficienza energetica, che a fronte di un obiettivo di riduzione dei consumi del 32,5% al 2030 non supererà il 29,7% per l’energia primaria e il 29,4% per quella finale, con scostamenti del, rispettivamente, 2,8 e 3,1%.

Per colmare il divario, annuncia Bruxelles, saranno adottate nuove misure, in particolare la Renovation Wave per l’edilizia e il riesame e l’eventuale revisione della stessa direttiva sull’efficienza.

In base ai calcoli della Commissione, per raggiungere gli attuali obiettivi gli investimenti nell’uso e nella produzione di energia dovranno crescere in media tra il 2021 e il 2030 di poco più di 1 punto percentuale di Pil rispetto al decennio precedente, ovvero di circa 260 miliardi di euro all’anno. Per centrare il nuovo target del 55% tale cifra dovrà invece salire fino a 350 mld €/anno.

Per il solo rinnovo degli edifici, i Pniec prevedono in totale investimenti per 130 mld €.

La valutazione complessiva dei 27 Pniec pubblicata oggi sarà integrata a ottobre dalle valutazioni dei singoli Stati membri, nell’ambito della relazione sullo stato dell’Unione dell’energia.

Ieri la Commissione ha presentato anche la comunicazione sul piano di riduzione delle emissioni ad almeno il 55% entro il 2030 annunciato ieri dalla presidente Ursula von der Leyen, assieme alla valutazione d’impatto sugli effetti sociali, economici e ambientali dell’iniziativa da cui emerge che la maggiore ambizione “è realistica e praticabile”.

L’aumento del target dall’attuale 40 al 55% implicherà una quota Fer sul consumo finale lordo di energia compresa tra il 38 e il 40% al 2030, quando il mix elettrico sarà coperto per circa due terzi dalle rinnovabili e da meno del 20% dai fossili. Nel riscaldamento e raffreddamento le Fer raggiungerebbero una penetrazione vicina al 40%, nei trasporti del 24% “attraverso l’ulteriore sviluppo e diffusione di veicoli elettrici, biocarburanti avanzati e altri combustibili rinnovabili e a basse emissioni di carbonio”.

Parallelamente, la valutazione d’impatto della Commissione indica una riduzione dei consumi di energia primaria e finale del, rispettivamente, 36-37% e 39-41%.

Sempre ieri la Commissione ha lanciato un bando di gara da 1 mld € per progetti di ricerca e innovazione sul clima. Il bando “Green deal europeo”, finanziato da Horizon 2020, si propone di “dare impulso alla ripresa europea dalla crisi Coronavirus trasformando le sfide ambientali in opportunità di innovazione”.

I progetti finanziati dal bando dovranno apportare “benefici tangibili” in 10 settori, di cui 8 tematici che rispecchiano i principali filoni d’intervento del Green deal: accrescere l’ambizione climatica; energia pulita, economica e sicura; industria per un’economia circolare e pulita; edifici efficienti sotto il profilo energetico e delle risorse; mobilità sostenibile e intelligente; strategia “Dal produttore al consumatore”; biodiversità ed ecosistemi; ambiente privo di sostanze tossiche e a inquinamento zero. Gli altri due settori – rafforzamento delle conoscenze e responsabilizzazione dei cittadini – sono trasversali.