Agata Matarazzo: “I 17 punti dello Sviluppo Sostenibile”

CATANIA. Il curriculum della docente universitaria Agata Matarazzo parla da solo.

Ma, a conti fatti, va ben oltre il malloppo di fogli e date che testimoniano studio ed esperienze maturate sul campo: la sua è un’impronta capace di coinvolgere gli studenti e verificare i continui e progressivi cambiamenti in ambito di sviluppo sostenibile.

Argomento, probabilmente, percepito come materia astratta, Agata Matarazzo professore Associato a tempo pieno in Scienze Merceologiche presso l’Ateneo di Catania ha avuto il merito di porre la questione in modo forte e determinato.

Professoressa Matarazzo, proviamo a definire i confini dello “sviluppo sostenibile”?


«Si tratta di un modello di sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. E costituisce un concetto fondamentale per l’epoca attuale, si tratta di un nuovo modo di concepire il mondo e costituisce un nuovo metodo per la soluzione dei problemi globali. 
La popolazione mondiale continua ad aumentare rapidamente, vi sono ancora miliardi di persone che vivono in condizioni di estrema povertà lottando per avere del cibo e un’assistenza sanitaria adeguata. Contrariamente, nei paesi ad alto reddito, vi è la speranza che i progressi tecnologici possano assicurare un livello di benessere più elevato».

Un concetto che, immagino, includa tutta una serie di questioni.

«Sono stati individuati 17 obiettivi di sviluppo sostenibile definiti in 169 target. Gli Obiettivi di sviluppo sostenibile, tuttavia, non sono solo focalizzati sullo sviluppo umano poiché sono altresì orientati a perseguire la sostenibilità considerando gli elementi ambientali, sociali ed economici in modo integrato. Essi sono applicabili universalmente».

Partiamo dal primo obiettivo.

«Il primo obiettivo di Agenda 2030 mira a eliminare ogni forma di povertà nel mondo, assicurando che tutti i soggetti abbiano uguali diritti riguardo l’accesso alle risorse economiche.
Si parla di povertà assoluta quando un individuo non può sostenere spese minime per acquistare beni e servizi essenziali, non riuscendo a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile.
La povertà relativa, invece, rappresenta un’accentuata disuguaglianza ossia il possesso di una quantità risorse economiche inferiore rispetto agli altri.
L’Italia era l’unico Paese europeo, insieme alla Grecia, a essere privo di una misura di reddito minimo che contrasti la povertà. La prima misura nazionale di contrasto della povertà è costituita dal Reddito di Inclusione, articolato in un beneficio economico e in una componente di servizi alla persona di inclusione sociale e lavorativa che dovevano essere garantiti a livello locale».


La povertà richiama alla possibilità di poter accedere al sostentamento fisico e alla nutrizione.


«La sfera dell’alimentazione è proprio il secondo obiettivo: sconfiggere la fame.
La scarsa informazione di questo fenomeno si correla direttamente con l’atteggiamento generale e i diversi comportamenti quotidiani in relazione allo spreco e alle scelte di sostenibilità alimentare: gli individui informati tendono a preferire prodotti da agricoltura sostenibile, a leggere sempre con attenzione le etichette alimentari e cercano di evitare gli sprechi d’acqua.
L’Italia con la Legge di Bilancio 2020 introduce nuove misure nell’area alimentare. L’istituzione del Fondo per la competitività delle filiere agricole di 15 milioni di euro per il 2020 e 14,5 milioni di euro per il 2021 al fine sostenere lo sviluppo e gli investimenti delle filiere: la finalità principale di tali misure è di eliminare entro il 2030 tutte le forme di malnutrizione assicurando un’alimentazione sicura, un’agricoltura e sistemi di produzione alimentari sostenibili che potenzino la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici».

Veniamo al terzo obiettivo.
«La terza priorità è focalizzata sull’assicurazione del benessere psico-fisico per tutti e per tutte le fasce di età, la riduzione del tasso di mortalità, l’eliminazione delle malattie e il miglioramento del sistema sanitario. L’alta densità della popolazione nelle metropoli e l’inquinamento prodotto dalle città hanno un impatto negativo sulla salute degli individui. Le città oggi non sono solo dei motori economici per i Paesi, ma sono anche centri di innovazione chiamati a gestire e a rispondere alle drammatiche transizioni demografiche ed epidemiologiche in atto.
Il Covid-19 è diventato il punto focale degli obiettivi di sviluppo sostenibile. Tra questi emerge la realizzazione della copertura sanitaria universale, l’Universal Health Coverage. L’UHC prevede servizi sanitari per tutti gli individui e le comunità senza subire difficoltà finanziarie. Esso comprende l’intera gamma di servizi sanitari essenziali e di qualità, dalla promozione della salute alla prevenzione alla riabilitazione e alle cure palliative per tutto il corso della vita».

C’è, poi, il capitolo corposo dedicato all’istruzione.

«Il quarto obiettivo mira a fornire un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e a promuovere opportunità di apprendimento per tutti. Nello specifico, richiede l’acquisizione per tutti gli studenti delle conoscenze e competenze necessarie per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso l’educazione alla sostenibilità, i diritti umani, l’uguaglianza di genere, la promozione di una cultura di pace e di non violenza, la cittadinanza globale e la valorizzazione della diversità culturale e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile. Il sapere rappresenta un elemento essenziale per il cambiamento in quanto migliora conoscenze, competenze, stili di vita. Dopo l’approvazione dell’Agenda 2030, il MIUR ha presentato il Piano per l’educazione alla sostenibilità in relazione all’Obiettivo 4.

Quest’ultimo si rivolge alle strutture educative e formative, sia scolastiche che universitarie, al fine di realizzare iniziative orientate allo sviluppo sostenibile.

E’ articolato in 20 azioni che riguardano tutte le attività del MIUR e sono suddivise in 4 macroaree: 

1. Edilizia e ambienti/strutture e personale del MIUR; 

2. Didattica e formazione dei docenti; 

3. Università e ricerca; 

4. Informazione e comunicazione».

Istruzione che introduce l’avvio al mondo del lavoro.

«La quinta priorità dell’Agenda 2030 è raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze. Si tratta di un obiettivo mirato a eliminare ogni forma di discriminazione nei confronti di tutte le donne, nel lavoro e nella partecipazione nella vita politica economica e pubblica. Inoltre, è importante porre fine ad ogni forma di violenza contro tutte le donne, bambine e ragazze nella sfera pubblica e privata, incluso il traffico a fini di prostituzione, lo sfruttamento sessuale e altri tipi di sfruttamento. 

Nel corso degli anni le donne sono entrate in modo consistente nel mondo del lavoro retribuito, tuttavia, le discriminazioni nel lavoro continuano a persistere: sono meno occupate, hanno meno opportunità, un maggiore tasso di disoccupazione e una mancata partecipazione al lavoro.
L’obiettivo è di aiutare e sostenere, anche durante l’emergenza da coronavirus, le donne a sottrarsi dalla violenza».


Torniamo, poi, agli elementi essenziali della quotidianità.

«L’acqua è essenziale per garantire la sopravvivenza della Terra e di tutte le specie viventi. In essa vivono gli agenti biologici che costituiscono la stragrande maggioranza della vita sul pianeta, hanno permesso l’origine dell’atmosfera terrestre e ne consentono il mantenimento. 

L’acqua e i servizi igienico-sanitari rappresentano dei diritti per l’uomo, tuttavia, non sono considerati tali da molteplici nazioni in cui discute ancora se l’accesso all’acqua sia da considerarsi un servizio pubblico o privato. In Italia, quasi la totalità della popolazione ha accesso all’acqua potabile e dispone di servizi igienici nelle abitazioni. Tuttavia, detiene il primato europeo del prelievo di acqua per uso potabile in termini assoluti da corpi idrici superficiali e sotterranei.
Le misure introdotte dalla Legge di Bilancio 2021 saranno in grado di garantire entro il 2030 l’accesso a tutti all’acqua potabile sicura attraverso un’adeguata fornitura e distribuzione di acqua dolce».


Fronte energetico.

«La settima priorità dell’Agenda 2030 consiste nell’assicurare l’accesso universale a servizi energetici economici, affidabili, sostenibili e moderni. Tale Obiettivo risulta di particolare rilevanza, sia per garantire inclusione ed equità nella fruizione delle risorse energetiche, che per i vantaggi prodotti da un utilizzo più efficiente e razionale delle risorse sullo sviluppo economico, sociale e in termini di sostenibilità energetica e ambientale. Si tratta di una priorità che riguarda non solo l’accesso all’energia, mancante soprattutto nei paesi più poveri, ma richiede una transizione su fonti di energia pulita, che possano soddisfare la duplice esigenza di ridurre la povertà energetica e limitare l’impatto sull’ambiente. La povertà energetica è un problema che riguarda 1,3 miliardi di persone.
Gli obiettivi che l’Italia si prefigge di raggiungere sul fronte delle energie rinnovabili, delle emissioni e dell’efficienza energetica sono:

 • Il raggiungimento del 30% di energia rinnovabile sui consumi finali lordi entro il 2030. Mentre nei settori industriali è previsto un contributo diverso al conseguimento dell’obiettivo: nel segmento elettrico la quota è pari 55,4%, nei trasporti al 21,6% e nel termico al 33%; 

• La riduzione dei consumi di energia primaria del 43% e dell’energia finale del 39,7%; 

• La riduzione dei gas serra del 33%. Gli obiettivi definiti dall’Italia permettono di salvaguardare le condizioni del pianeta attraverso l’aumento della quota di energia rinnovabile e la riduzione delle fonti energetiche nocive per l’ambiente».

L’ottavo obiettivo pare essere qualcosa di filosofico, dalle nostre parti: lavoro dignitoso e crescita economica.

«Vi è una forte correlazione tra lavori sicuri e una crescita economica stabile e inclusiva, tale da creare un circolo virtuoso di crescita inclusiva e stabile in grado di ridurre la povertà. Un lavoro dignitoso significa un lavoro produttivo capace di assicurare un giusto reddito, in grado di garantire sicurezza sul luogo di lavoro e protezione sociale alle famiglie, così come prospettive di crescita personale e integrazione sociale.
Il nostro Paese con il Decreto Cura Italia mira a proteggere il diritto del lavoro, fortemente colpito dall’emergenza sanitaria, tutelando la posizione dei datori di lavoro e dei dipendenti attraverso il sostegno finanziario e l’estensione della cassa integrazione».


Strettamente collegato, c’è l’obiettivo successivo. Imprese, innovazione e infrastrutture.

«Il potenziamento e l’ammodernamento delle infrastrutture è necessario a sostenere nel tempo l’erogazione di servizi che favoriscano la crescita economica e il miglioramento del benessere sociale. Questa consapevolezza è all’origine della costituzione dopo la pandemia di Infrastrutture Sostenibili, l’Associazione Italiana per la Sostenibilità delle Infrastrutture. 

Lo scopo dell’Associazione è promuovere la sostenibilità nella realizzazione di infrastrutture sostenibili che migliorino la qualità della vita dei cittadini, rispettose per l’ambiente e che contribuiscano al benessere economico e sociale delle comunità locali. L’ambito di azione riguarda tutte le tipologie di infrastrutture, ma in modo particolare quelle relative ai settori dell’acqua, dell’energia, dei rifiuti e dei trasporti».

Arriviamo all’obiettivo “Ridurre le disuguaglianze”: da cosa si parte?

«I divari tra i ricchi e i poveri sono più evidenti e cresce il numero di persone in condizioni di povertà estrema. Il tratto caratteristico dell’economia italiana è la divergenza di reddito e dei livelli di benessere tra il Nord e il Sud del Paese. 

La maggiore disuguaglianza nel Mezzogiorno risiede nel più basso tasso di occupazione e nel più alto tasso disoccupazione, che si riflette anche sulla povertà.
Un Sud aperto al mondo nel Mediterraneo: per rafforzare la vocazione internazionale dell’economia e della società meridionale mediante il rafforzamento delle Zone Economiche Speciali (ZES) e i programmi di cooperazione allo sviluppo. Il Piano offre un contributo rilevante per il raggiungimento di molti target dell’Agenda 2030. Ridurre i divari tra territori costituisce un’opportunità per riavviare uno sviluppo forte e durevole, per riprendere a investire attivando potenziali di crescita e innovazione inespressi, per creare opportunità di lavoro buono, in particolare per i giovani e le donne».

Altro obiettivo ambizioso è legato alle città ed alle cosiddette comunità sostenibili.

«L’Obiettivo 11 si occupa del tema della sostenibilità urbana, al fine di rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili. Le città svolgono un ruolo cruciale nel raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile: la metà della popolazione mondiale e tre quarti della popolazione europea vive in aree urbane grazie alle numerose opportunità che esse offrono, tra cui: educazione, occupazione, accesso ai servizi sociali, partecipazione culturale e politica. 

Nonostante la loro importanza nella transizione verso una crescita sostenibile, le città sono i luoghi in cui si concentra la maggior parte del consumo di risorse e il degrado ambientale. Se da una parte generano circa il 75% del PIL globale, dall’altra consumano più di due terzi dell’energia del pianeta, diventando causa del 70% delle emissioni globali. 

quelli mediante autovetture. 

La Legge di Bilancio per il 2020 ha istituito un Fondo a favore dei comuni con una dotazione di 400 milioni di euro per investimenti in progetti di rigenerazione urbana, con l’obiettivo di ridurre i fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale, migliorare la qualità del decoro urbano e del tessuto sociale ed ambientale».

Un aspetto che introduce quasi in modo automatico al consumo ed alle produzioni responsabili.
«Che è l’obiettivo 12, che promuove modelli sostenibili di produzione e di consumo. Quest’ultimi possono essere raggiunti attraverso la transizione verso un modello di economia circolare. L’economia circolare si contrappone al modello tradizionale dell’economia lineare, fondato sul tipico schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”.
L’Italia rappresenta per storia, tradizione e territorio il contesto ideale per lo sviluppo del modello economico circolare, ma non è dotata di una strategia nazionale. L’AISEC (Associazione Italiana per lo Sviluppo dell’Economia Circolare) è un’associazione no profit fondata nel 2015 dedita esclusivamente alla promozione, diffusione e applicazione del concetto di economia circolare, nella convinzione che quest’ultima consenta di perseguire un modello di sviluppo in grado di instaurare un nuovo tipo di relazione tra produzione e consumo. 

Costituisce un vero cambio di passo nell’integrazione tra politiche ambientali ed economiche basato sul ciclo di vita dei prodotti e incentrato sul recupero di ogni singola materia prima. La legislazione italiana radica i propri principi in materia di economia circolare con la Legge di Stabilità 2016 , con la quale è entrato in vigore il Collegato Ambientale».

Un argomento legato a doppia mandata, nonché attualissimo, è quello del cambiamento climatico.

«Le variazioni della temperatura sono il segno più evidente del cambiamento climatico ma anche altre variabili e fenomeni confermano la sua realtà.
Con la crisi pandemica l’Unione Europea ha varato il Recovery Plan, il quale prevede investimenti e riforme per accelerare la ripresa degli Stati membri. L’Italia è la prima beneficiaria dei due principali strumenti del programma, il Dispositivo per la Ripresa e Resilienza (RRF) e il Pacchetto di Assistenza alla Ripresa per la Coesione e i Territori di Europa (REACT-EU). Il solo RRF garantisce risorse per 191,5 miliardi di euro, da impiegare nel periodo 2021-2026, delle quali 68,9 miliardi sono sovvenzioni a fondo perduto. Il pacchetto di investimenti presentato dall’Italia richiesto da RRF è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. 

Nello specifico, la Missione intitolata Rivoluzione verde e transizione ecologica, con una dotazione di 69,8 miliardi di euro, mira a rendere l’Italia resiliente ai 176 Ministero dello sviluppo Economico, Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima, Roma, dicembre 2019, pp.5-10. cambiamenti climatici rafforzando le infrastrutture e la capacità previsionale di fenomeni naturali e dei loro impatti».

L’obiettivo 14, merita di essere approfondito.

«E’ finalizzato a conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile. La modernizzazione della società ha portato a un abuso dell’ambiente acquatico. Le industrie hanno riversato nelle acque notevoli quantità di agenti chimici e sostanze tossiche causando l’inquinamento delle acque, prodotto anche dai rifiuti delle città e dall’uso di fertilizzanti in agricoltura.In Italia le aree marine protette sono 27 ed è il paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione pari al 66,5% della lunghezza complessiva della costa. Le aree di balneazione sono soggette a monitoraggi per valutare la presenza di contaminazione microbiologica, di altri organismi o di rifiuti che influiscono sulla qualità delle acque di balneazione e comportano un rischio per la salute dei bagnanti».

Dall’acqua alla terra.

«L’obiettivo 15 promuove la conservazione, il ripristino e l’uso sostenibile degli ecosistemi terrestri e della loro biodiversità, con particolare attenzione ai problemi della deforestazione. La sensibilità collettiva verso lo stato delle foreste mondiali è in crescita, esse rappresentano gli ecosistemi più ricchi di biodiversità in quanto vi risiede l’80% delle specie terrestri. 

Le foreste costituiscono sia la causa che la soluzione ai problemi climatici: il 14-15% delle emissioni causate dall’uomo sono connesse ai problemi di deforestazione e degrado delle foreste, ma il 29% dell’anidride carbonica annualmente emessa a livello globale viene fissata dalle foreste. In Italia le foreste sono in aumento da diversi decenni, hanno raggiunto circa il 40% della superficie territoriale. La naturale ricostituzione ed espansione del bosco è stata accompagnata da una particolare attenzione alla conservazione e valorizzazione degli aspetti naturalistici».

Veniamo agli ultimi due ambiti: il penultimo ci riporta a valori come la pace e la giustizia.

«Nella storia dell’umanità, le problematiche legate all’ingiustizia sociale hanno avuto sempre come cause manifestazioni d’insoddisfazione e d’impotenza, a fronte di bisogni esistenziali disattesi, di lesione dei diritti umani e di mancato rispetto della dignità della persona. A seguito di tali problematiche, il fenomeno della pace ha assunto non solo un valore giuridico, ma anche un rilievo economico, etico e sociale. 

La pace non rappresenta solo l’assenza di guerra, né un equilibrio tra politiche contrapposte, ma è frutto della giustizia sociale, che va coniugata con la solidarietà e la verità, in una dimensione unitaria. Si ottiene con il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, con la libera comunicazione tra gli esseri umani e con la tutela dei loro beni.
Il Miur ha introdotto l’insegnamento dell’educazione civica, si tratta di una misura che risponde in parte alle tematiche dell’Obiettivo 16. I tre principali argomenti sui quali si dovrebbe basare l’Educazione civica: lo studio della Costituzione, lo sviluppo sostenibile e la cittadinanza digitale».

Infine, i partner individuati per il raggiungimento degli obiettivi.
«L’agenda per lo sviluppo sostenibile richiede partenariati tra governi, settore privato e società civile, costruiti su principi e valori, su una visione comune e su obiettivi condivisi, che mettano al centro le persone e il pianeta.
Una forte collaborazione permette di rafforzare i mezzi di attuazione dell’Agenda 2030, in quanto riguarda diversi ambiti ed è necessario operare in diversi livelli. Tale potenziamento si traduce in una maggiore condivisione di conoscenze, competenze, tecnologie e risorse finanziare al fine di raggiungere in modo più efficace ogni singolo obiettivo.

Abbiamo il dovere di provarci. E riuscirci».