Nel 2020 la crisi pandemica ha stravolto i ritmi di vita imponendo nuove abitudini come smart working e spostamenti di prossimità. Questi cambiamenti hanno generato effetti positivi nel settore della mobilità sostenibile, che comprende tutti gli spostamenticon soluzioni a basso impatto quali piedi, bici, micromobilità, mezzi pubblici e veicoli elettrici.
A ricorrere alle prime tre tipologie di mobilità non motorizzata sono i cosiddetti “utenti attivi”, in aumento costante dal 2016 a oggi.

Secondo il diciottesimo rapporto Audimob sulla mobilità degli Italiani nel 2020 gli spostamenti a piedi hanno contribuito notevolmente ad aumentare il tasso di mobilità sostenibile al 38,2% rispetto al 35% del 2019.

Benché l’automobile abbia mantenuto una posizione dominante nelle scelte degli abitanti, l’abitudine di camminare è cresciuta dal 20,8% del 2019 al 29% del 2020.
Il consolidamento di questi nuovi metodi ha comportato un’accelerazione di alcuni processi in direzione della mobilità sostenibile.
Si osserva una maggiore attenzione verso l’“urbanistica tattica” per incrementare gli spazi riservati ai pedoni e alle attività all’aperto, nonché un miglioramento della qualità dello spazio urbano e della vita di quartiere, con meno automobili per strada e più spostamenti di prossimità a piedi.

La disponibilità di ZTL (Zone a traffico limitato) e di Aree 30 (con limite di velocità urbana) è in lieve crescita, soprattutto al Centro- Nord: laddove qui si registrano 58,9 mq di aree pedonali ogni 100 abitanti, al Sud questo numero scende a 32 mq. Anche per eliminare questo divario il Pnrr (Piano nazionale di ricerca e resilienza) relativo al settore trasporti e mobilità è in gran parte orientato al Meridione.



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