Il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (Ifad) è un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite per l’incremento delle attività agricole nei Paesi membri. La sua sede è a Roma e lì si sono riuniti i suoi governatori lo scorso 16 febbraio in occasione del Consiglio.

Fondo e investimenti:

Il Fondo svolge un ruolo chiave per raggiungere gli obiettivi dell’Agenda 2030 e i 177 Stati membri hanno affermato l’urgenza di interventi innovativi che aiutino le comunità rurali soprattutto. Queste infatti sono particolarmente vulnerabili al cambiamento climatico: si pensi alle tempeste del Madagascar che hanno devastato più di 176000 ettari di terreno e ucciso 121 persone o alle isole Figi, colpite da 14 cicloni dal 2016 a oggi. Nei prossimi 3 anni, l’Ifad dedicherà almeno il 40% delle sue risorse principali ai finanziamenti per il clima e attualmente sta mobilitando 500 milioni di dollari per il suo fondo climatico ASAP+ (Adaptation for Smallholder Agriculture Programme), che vuole essere il più grande fondo per il clima dedicato ai piccoli produttori.

Attenzione ai paesi rurali:

In occasione del Consiglio dei Governatori, principale organo decisionale del Fondo, il presidente Gilbert F. Houngbo ha sottolineato che i piccoli produttori sono colpiti duramente da una crisi che non hanno creato, eppure attualmente ricevono solo l’1,7% dei finanziamenti per il clima. Il cuore del problema è l’iniquità. «La pandemia e il cambiamento climatico hanno messo a nudo la vulnerabilità dei piccoli produttori e la situazione di iniquità per cui le persone che producono un terzo del cibo del mondo ricevono solo sei centesimi per ogni dollaro di prodotto che generano», ha detto. «Non c’è sostenibilità o resilienza senza una maggiore equità».

Il caso dell’Italia:

Dal Consiglio è emerso che «L’Italia quest’anno triplicherà il suo impegno finanziario internazionale per far fronte ai cambiamenti climatici, raggiungendo circa 1,5 miliardi di dollari all’anno fino al 2026» ha affermato il Ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco. «Il cambiamento climatico, il degrado ambientale e la perdita di biodiversità rappresentano una minaccia immediata per le risorse naturali, così come per la vita e i mezzi di sussistenza delle popolazioni rurali», ha detto Franco. «I sistemi alimentari – ha continuato – risentono fortemente degli shock climatici in rapido aumento. I loro effetti sono più gravi per le comunità rurali povere ed emarginate che pur essendo le più colpite, sono quelle che contribuiscono meno a tali fenomeni».