La revisione della Direttiva “Case Green” alias la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD) e i negoziati per l’ultima fase del processo legislativo

La Direttiva “Case Green” o più correttamente la Direttiva Europea sulle Prestazioni Energetiche degli Edifici (EPBD), sta entrando nell’ultima fase del processo legislativo: e ora scattano i negoziati. Si tratta dell’ultimo passaggio determinante, e probabilmente il più critico, durante il quale i legislatori – Parlamento e Consiglio UE – proveranno a trovare un accordo, grazie alla mediazione della Commissione Europea, per delineare in modo chiaro le prossime tempistiche di decarbonizzazione del settore delle costruzioni.

Lo scorso 6 giugno, si è tenuto a Bruxelles il primo incontro sulla revisione della contestatissima Energy Performance of Buildings Directive (EPBD), sulla quale a metà marzo la *Plenaria del Parlamento europeo aveva espresso il suo voto, con l’obiettivo di arrivare a una mediazione su un testo condiviso. L’approvazione della Direttiva EPBD non equivale all’entrata in vigore. Per quello si dovrà attendere probabilmente il 2025 con il recepimento da parte degli Stati membri.

La prossima seduta plenaria è prevista il 10 luglio 2023 a Strasburgo.

Per aiutare a fare chiarezza sulle due posizioni contrapposte da cui partiranno i negoziati, il BPIE (Buildings Performance Institute Europe) ha prodotto un interessante report comparativo per far luce sul futuro della Direttiva Case Green, sottolineando anche gli aspetti nei quali c’è margine di miglioramento per arrivare davvero ad abbattere le emissioni di gas serra e rendere i nostri edifici maggiormente confortevoli.

I punti salienti dell’incontro sulla Direttiva EPBD

Sono due gli articoli della direttiva che hanno creato attrito durante la riunione del 6 giugno: sono il 9 e il 16.

L’articolo 9 è sulle prestazioni energetiche minime degli edifici: nell’ipotesi del Parlamento, è qui che si prevede che gli edifici residenziali dovranno raggiungere la classe E nel 2030, e la classe D nel 2033.

Il secondo articolo, invece, il 16, rivede la disciplina degli attestati di prestazione energetica. Qui si rivede e si ritocca tutto il sistema di classificazione dei Paesi membri, imponendo per il 15% degli edifici più energivori la classe E. È proprio da qui che dovrebbe partire il piano di riqualificazione degli immobili: in Italia si tratta di 1,8 milioni di edifici su un totale di circa 12 milioni.

Cosa prevede la direttiva entro il 2030

Il testo approvato dal Parlamento che si andrà a discutere nella Plenaria del 10 luglio, prevede un primo step di riqualificazioni degli immobili residenziali che entro il 2030 dovranno rientrare almeno nella classe energetica E. Mentre entro il 2033 diventerà obbligatorio raggiungere la classe D.
Chiaramente saranno previste una serie di deroghe per i palazzi storici, le chiese e le abitazioni con superficie inferiore ai 50 mq. In ogni caso l’obiettivo comunque, sarà quello di efficientare con priorità quel 15% di edifici più energivori rientranti nella categoria G.

Non va dimenticato né tralasciato che la Direttiva Case Green porterà con sé anche alcune modifiche sulla metodologia di calcolo della prestazione energetica degli edifici. Si tratta della definizione di nuovi requisiti minimi sia per le nuove costruzioni che per le ristrutturazioni, l’integrazione del solare e l’eliminazione graduale delle fossili, la creazione di un passaporto di ristrutturazione associato ad una nuova metodologia per il calcolo degli APE (attestati di prestazione energetica).

Le posizioni degli attori coinvolti

La posizione del Parlamento è parecchio ambiziosa, specie per Paesi come l’Italia ricca di un patrimonio immobiliare particolarmente vetusto. Il che complica la trattativa che, visto che non ci sono dei termini prestabiliti per chiudere la fase della procedura legislativa, potrebbero diventare lunghi.

Su una cosa concordano i due organi legislativi europei: il livello da raggiungere dovrà essere elevato passando dai Near Zero Energy Building agli edifici ad Energia Zero (ZEB). Le posizioni però si allontanano quando si tenta di fissare le soglie limite da rispettare.

Altro punto di contatto, in linea di principio, è sulla presenza delle energie rinnovabili quale sistema di alimentazione, seppur con diverse posizioni sulle deroghe eventuali a sistemi ibridi, teleriscaldamento o energia provenienti da “fonti prive di carbonio” anche se non rinnovabili.

*Approfondisci su “Plenaria del Parlamento europeo

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